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Anno edizione: 2008
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La teoria della relatività, in verità, non è facilissima da capire e qualsiasi professore di fisica risponderà con molta sufficienza alle vostre obiezioni o perplessità, se non gli dimostrerete di conoscere almeno i fondamenti matematici del calcolo tensoriale (il calcolo tensoriale permette di presentare le equazioni fisiche in forma indipendente dalla scelta del sistema di coordinate). Di fatto la prima domanda che si affaccia spontanea a chi studia la teoria della relatività riguarda soprattutto la contrazione del tempo. Rallenta davvero l'orologio del gemello in viaggio nello spazio a velocità altissime o non è piuttosto il segnale luminoso inviato sulla terra ad impiegare tempi crescenti dovendo percorrere spazi crescenti, così da generare l'impressione di un rallentamenton dell'orologio montato sulla navicella spaziale? Critiche bislacche alla teoria della relatività compaiono, comunque, ogni giorno su vari siti web o vengono spedite a riviste specializzate da pseudo scienziati, da incompetenti e da esaltati paranoici. Di tre critiche, comunque, la scienza ufficiale dovrebbe tener conto, soprattutto perché formulate da personaggi al di sopra di ogni sospetto: i filosofi Bergson e Popper ed il fisico Louis Essen. Bergson oppose un tempo spirituale ed interiore al tempo misurato ed oggettivo di Einstein, ottenendo scarso seguito da parte degli scienziati (scarsamente propensi ad occuparsi dello spirito e del mondo interiore dell'uomo). Popper sottolineò l'impossibilità di falsificare la teoria della relatività, visto che su fantasiosi viaggi alla velocità della luce era solo possibile condurre "esperimenti mentali", ma trovò un seguito solo presso i filosofi ed i "metafisici". Essen, inventore e sviluppatore degli orologi atomici, mise in discussione la teoria di Einstein e, nonostante alcune osservazioni sensate, non fu minimamente ascoltato dalla scienza ufficiale, che evidentemente sospettava della sua lucidità mentale in età senile.
Un libro poco compreso. Ad esempio l'argomento del grave in caduta, su cui ha ragione l'Autore. Il grave in caduta, seppur con scarto minimo o impercettibile, cade effettivamente in avanti come preventivò Galileo e dimostrò Guglielmini (torre degli Asinelli, Bologna) e questo incrina la validità assoluta del principio di relatività. Solo per approssimazione infinitesima si può parlare di caduta perpendicolare da bassa altezza. Il problema è ancor meglio illustrato dall'autore in "Theoria Motus. Principio di relatività e orbite dei pianeti" (Angeli Editore, 2013).
Piuttosto che aggiungere una nuova recensione voglio far notare che in rete esiste una discussione del libro, a cui ha partecipato anche l'Autore. La si puo' trovare sul sito Narkive, basta cercare su google "narkive" e "falsa cosmologia" (si parla anche dell'argomento del sasso dal treno: ha ragione Aurans). Il mio rating riflette l'opinione dei commentatori in quella discussione.
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