The returned

Jacob Hargrave è morto il 15 agosto 1966, nel giorno del suo ottavo compleanno. E’ annegato nel fiume vicino a casa, dopo essersi allontanato, non visto, dalla festa in suo onore. Ora, cinquant’anni dopo, è tornato dai suoi genitori, Harold e Lucille, con l’aspetto che aveva da bambino. Non è l’unico: i morti stanno tornando sulla terra in tutto il mondo. Forse sono angeli, o demoni, morti viventi, miracolati, fantasmi ma x Lucille Jacob è il figlio, ed è tornato: è una seconda occasione. C’è solo un’ombra: a volte i Redivivi scompaiono nel nulla da cui sono arrivati. Si parla di loro in televisione e sui giornali: la gente non sa come comportarsi. Non tutti li accettano con benevolenza: alcuni sono spaventati o imbarazzati. La società deve far fronte al fenomeno: il governo istituisce un Bureau speciale, in chiesa il pastore parla di tolleranza, qualcuno temendo l’apocalisse, li ritiene creature demoniache da eliminare, o da confinare. I Redivivi sono molti, e pochi riappaiono nel luogo di origine: alcuni non hanno legami, e hanno bisogno di alloggio e cibo. L’idea è intrigante: i Redivivi non sono i tradizionali mostri assetati di sangue ma persone come tutte le altre, com’erano anche loro prima della morte. Lo svolgimento però è confuso: ci sono stralci brevissimi di storie di altri Redivivi, poco comprensibili perché isolati e inframmezzati nel racconto; la seconda parte è lenta e ripetitiva, uno scontro banale e prevedibile tra buoni e cattivi, Redivivi e viventi. C’è la solita ossessione americana di fare la cosa giusta, la scontata tirannia dell’autorità. E’ una storia surreale e affascinante, grottesca e horror: tutti possiamo chiederci come ci comporteremmo se rivedessimo parenti e amici defunti. Cosa ci sia dopo la morte è una domanda etica, che tutti si pongono, trovando la risposta nell’ateismo o nella religione. Mott non dà spiegazioni sull’origine del fenomeno, e il mistero rende la storia più intrigante, con una conclusione amara.

Questo libro mi ha lasciato un pò con l'amaro in bocca. Parto dal presupposto che la mia lettura è stata ispirata dalla serie televisiva che ne è stata tratta: Resurrection, in onda su Rai2. Seguendo i primi episodi della serie, ho deciso di leggere il libro di Jason Mott. Proprio da questo nasce forse un pò la delusione: la serie, seppur lenta, ha un appeal molto forte, di mistero puro misto a tensione, che il libro purtroppo non ha. E' forse uno di quei rari casi in cui apprezzo più il telefilm anziché il libro originale. Per quanto concerne l'originalità, nulla si può dire, ma il profondo gap che c'è tra serie tv e libro è enorme: personaggi presenti nel film che non ci sono nel libro e sono d'importanza fondamentale; descrizione psicologica dei personaggi che ruota esclusivamente sul fatto "coloro che ritornano dall'aldilà sono veramente vivi?". Alla fine è un pò stancante. Nel libro manca quella voglia di leggerlo fino alla fine, complice il fatto dei pochi contenuti per far fronte esclusivamente all'emotività dei personaggi. Si trascina per oltre 300 pagine ma alla fine quello che ti rimane è poco. Bella la nota dell'autore che spiega la nascita del libro e mi fa capire il perché non abbia dato spiegazioni scientifiche/religiose. Un'idea che senz'altro sarebbe potuta essere più accattivante e sfruttata in tutte le sue sfaccettature. Peccato. Voto: 3/5

L'idea dell'autore è stata davvero ottima ed originale. Lui stesso racconta che il libro è nato a seguito di un suo sogno in cui ha rivisto la madre morta e ha potuto scambiare con lei ancora qualche parola nell'ambiente familiare di casa. Certi sogni sanno davvero sconvolgerti emotivamente. Il romanzo, secondo me, parte anche bene. Prequel a parte, che sono davvero ricchi di spunti riflessivi, la storia ti porta a coltivare e vedere crescere pagina dopo pagina una grande speranza. Il libro si focalizza, nonostante qualche inquadratura su altri redivivi, su un ragazzino in particolare. L'ho trovata una lettura molto piacevole e appassionante. Un romanzo delicato e profondo, ma senz'altro in grado di far brillare gli occhi.