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C'è veramente di che rammaricarsi nel vedere come vengano trattati i grandi classici al giorno d'oggi. Oramai ho abbandonato persino il livore, e mi abbandono alla più nera mestizia. Pensavo che con le robe di Tomatis si fosse toccato il fondo, ma, appunto, al peggio non c'è limite. La pecca vera non è affatto la legatura, come sostiene il recensore precedente. Qui c'è da mettersi le mani nei capelli: la "traduzione" sembra fatta da uno che non ha la benché minima conoscenza della lingua tedesca, e abbia proceduto a cercare parola per parola sul dizionario buttando giù a caso il primo significato trovato. Provare per credere: basti leggere la prima paginetta di dedica, oppure aprire a caso uno qualsiasi degli appunti. E' davvero un'indecenza. E il bello è che delle volte si dà la colpa dell'oscurità a Kant! Alla beffa si aggiunge il danno: per della spazzatura simile ti chiedono pure 80.000 delle vecchie lire! Il destino della filosofia in Italia è segnato. Da tempo, purtroppo. Amen. Se non si mette mano - non so come - ad una revisione integrale del decrepito e ipercorrotto sistema universitario, non se ne uscirà. In gioco c'è molto, per chi ha una vaga idea del reale significato di filosofia e letteratura. La speranza è l'ultima a morire, però attualmente è parecchio agonizzante.
Testo fondamentale per comprendere lo sviluppo del criticismo kantiano dalla Dissertazione del '70 alla redazione della prima Critica. Unica pecca la legatura: l'assenza di cucitura è un vero dramma.
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