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Riflessioni sulla morte di Mishima
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Riflessioni sulla morte di Mishima - Henry Miller - copertina
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Riflessioni sulla morte di Mishima

Descrizione


Nel novembre del 1970 Yukio Mishima, dopo aver occupato gli uffici del generale Mashita e aver pronunciato un duro discorso contro la costituzione pacifista giapponese del 1947 davanti a un migliaio di soldati, si suicida. Si toglie la vita tramite il seppuku, il suicidio rituale dell'antica tradizione dei samurai. Una morte sconvolgente, preparata con meticolosità e infine celebrata come un rituale spettacolarmente tragico. Di questo martirio, in cui un'etica eroica da antico samurai convive singolarmente con un estetismo quasi dandy, Miller evita di dare un giudizio. Ma al contempo l'attrazione che sente per la figura di Mishima è profonda. Gioventù, bellezza e morte sono i temi che lo scrittore americano rintraccia nel suo omologo giapponese. Di Mishima, Miller ammirava il coraggio, lo stoicismo, la genialità e il sogno vano di restaurare la virtù e la spiritualità proprie della tradizione giapponese. "Mishima fu un patriota nel senso più autentico del termine. Amava la sua terra al punto di esser pronto a sacrificare ogni cosa per salvarla." Anche la vita.
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Dettagli

2016
Tascabile
9 giugno 2016
46 p., Brossura
9788807888113

Valutazioni e recensioni

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Rosario
Recensioni: 5/5

La morte di Mishima è l’occasione che serve a Miller per brevi considerazioni su dove sta andando il mondo. I temi della bellezza e della morte, dell’atto eroico o dell’inutilità del sacrificio sono brevemente accennati come per stimolare le comuni riflessioni che ognuno di noi fa ma che spesso si perdono perché fondamentalmente presi da cose futili. Miller non fa nessuna differenza sottolineando un destino comune che coinvolge sia l’Occidente che l’Oriente ambedue vittime di massificazione e consumismo dov’è nessuna idea di trascorso antico e misticismo può ridare senso al mondo. Si legge in meno di un’ora e come scrivevo prima è solo un piccolo strumento che serve a stimolarci per ricollocarci come attori nel mondo attraverso riflessioni un po’ più profonde delle solite indotte da bisogni inutili che le società consumistiche odierne ci propongono.

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Robbie
Recensioni: 4/5

Miller medita sulla figura di Mishima, scrittore ossessionato da gioventù, bellezza e morte, un artista a 360 gradi, che ha reso la sua morte una forma d'arte, sulle orme di Mishima, Miller si interroga sulla vita e la morte, sull'amore, sul ruolo del Giappone e sulla sua storia. Interessante,

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alida airaghi
Recensioni: 4/5

Gli opposti si attraggono? Capita anche tra gli scrittori, ed è successo allo scandaloso romanziere Henry Miller nei riguardi di Yukio Mishima: non pornografo ma crudele, non democratico ma elitario, non pacifista ma bellicoso, non ilare ma ossessivo. Miller giustificava questa sua attrazione intellettuale per Mishima con un interesse più generico verso la letteratura, l'arte e il cinema nipponico, e con uno più particolare per la scrittura, per il fanatismo e soprattutto per la morte spettacolare e morbosa di quell'autore. Mishima era ossessionato dalla bellezza, nei corpi e nell'arte, voleva fare della sua esistenza un capolavoro estetico, fisicamente e moralmente, al punto da decapitarsi platealmente, a quarantacinque anni, tramite il "seppuku", il suicidio rituale dell'antica tradizione dei samurai: rifiutando così sia il suo inevitabile invecchiamento fisico, sia l'annacquamento senile della sua narrativa, sia soprattutto l'involgarimento della civiltà giapponese e la sua corruzione sul modello del capitalismo occidentale. Assillato dal proposito di far rivivere nel suo paese i nobili costumi degli avi, perseguì con cieca tenacia l'idea di costituire un piccolo esercito privato, elegante nelle uniformi e ferocemente deciso a opporsi al degrado dell'ordine costituito. Narcisista, individualista, stoico, eccessivo in tutto, Mishima era privo di qualsiasi senso dell'umorismo, credeva solo nell'eternità dello spirito, nel dovere di rispettare i princìpi senza alcuna concessione alla leggerezza. E qui Miller prendeva le distanze dallo scrittore eroico e invasato. Pur essendo consapevole che la sua amata America, democratica e libera nei costumi, sarebbe stata destinata al declino morale, invocava il diritto alla vita, alla pace, alla tolleranza verso gli altri. Convinto che non si potesse cambiare il mondo, riteneva sia più saggio comprenderlo anche nelle sue manchevolezze, provare compassione anche per il nemico. «Tornare all'umanità. Alla comune umanità».

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Conosci l'autore

Henry Miller

1891, New York

Henry Miller è stato uno scrittore, pittore, saggista, reporter di viaggio statunitenese. Autore anticonformista e antiborghese, è ricordato soprattutto per la rottura con le forme letterarie del suo tempo e lo sviluppo di un tipo di romanzo che intreccia autobiografia, critica sociale e riflessione filosofica.«Sono nato per strada e cresciuto per strada... Nella strada impari cosa sono veramente gli esseri umani».Nato da genitori di origine tedesca, frequenta per un breve periodo il City College di New York per poi impiegarsi in una gran varietà di lavori. All'età di 27 anni si sposa per divorziare dopo sette anni e risposare la seconda moglie, la ballerina June Smith. A partire dal 1919 inizia a pubblicare su diverse riviste e a comporre un primo...

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