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Risa - Michele Ainis - copertina
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Risa

Descrizione


Con una scrittura lirica e leggera, con atmosfere sospese fra la terra e il mito, Risa ci trasporta in un viaggio nella memoria intermittente di noi stessi, di ciò che siamo stati.

Alla notizia della morte della zia Rosa, Diego decide di tornare dalla Pianura Padana a Messina, per fare visita all’ultimo parente che gli è rimasto, il fratello prete Jacopo. Durante il viaggio in treno conosce una studentessa, Camilla, con cui chiacchiera di libri e di storie siciliane. All’arrivo, però, ha una brutta sorpresa: la chiesa del fratello è sparita – anzi, nessuno ricorda che sia mai esistita! Anche la casa di famiglia si presenta sconvolta, del tutto cambiata rispetto a come la ricordava. A poco a poco, tutti i fuochi salienti della memoria di Diego – persone, luoghi, monumenti, immagini – scompaiono, come risucchiati da un collasso storico ed emotivo. Diego si metterà allora alla ricerca di Jacopo, con l’aiuto della studentessa conosciuta in treno e del bibliotecario Tano, anche loro interessati alla misteriosa scomparsa delle cose e della loro memoria. Ma questo è solo il principio di un enigma che inghiottirà Jacopo, Tano, Camilla, e uno dopo l’altro tutti i punti di riferimento di Diego.
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Dettagli

2018
1 marzo 2018
153 p., Brossura
9788893444705

Voce della critica

Ainis e l’Atlantide siciliana che rimane un sogno

Michele Ainis, costituzionalista, editorialista, saggista, è tornato in libreria vestendo per la seconda volta i panni di romanziere con Risa, edito da La Nave di Teseo.

Protagonista della storia è il siciliano Diego, che ha “scelto per sé il mestiere di giudice” in una procura della provincia Padana. Ainis ce lo fa incontrare, per la prima volta, proprio in quell’angolo della penisola dove si è rifugiato per una sorta di autoimposto confino. Tra le mani una lettera, proveniente dal sud, ad annunciargli un grave lutto. La missiva “che gli procura suo malgrado un soprassalto, una fitta dolorosa come una puntura di vespa”, è l’occasione concessa a quell’”uomo metodico, con la fissa dell’ordine sia nelle cose che nei sentimenti”, per scompaginare la propria rigida esistenza e rientrare nella nativa Messina. L’epistola è, dunque, il pretesto che dà avvio alla vicenda.

In Sicilia, da cui è assente dal giorno dei funerali della madre, per Diego cominciano sorprese e misteri. Scompaiono dinanzi ai suoi occhi interi scenari cittadini. Scompare nel nulla il fratello Jacopo, sacerdote recentemente votatosi ad una esistenza scandalosa. Scompare, lasciando come unica traccia l’auto abbandonata, Tano, il vicedirettore della biblioteca regionale, consultato dal nostro per dipanare le matasse delle precedenti sparizioni. Gli eventi costringono Diego a frenetiche ricerche: di Jacopo, della Messina che gli si sgretola sotto i piedi, di Risa, la città leggendaria nascosta nei fondali del Lago di Faro. Infine gli sembrerà di essere alla ricerca anche di sé stesso.

A dispetto della trama lineare, riassumibile nella serie di dileguamenti di cui si è detto, e del numero contenuto di pagine, Risa è un romanzo corposo, da leggersi – prendo a prestito le parole dell’autore – “un po’ alla volta e poi tutto d’un fiato”. Vanno centellinate, in virtù della loro piacevolezza, le pagine dedicate ai miti messinesi, riportate dall’autore con uno slancio che riverbera, per intensità e passione, lo spirito delle “Storie e leggende napoletane” di Benedetto Croce. Del pari necessita lentezza, “la storia di Risa” che, come ammonisce Ainis, “ti lascia senza fiato, a prenderla sul serio”.

C’è, di contro, una parte della narrazione che esige un ritmo di lettura urgente. Si tratta delle pagine, quasi oniriche, in cui Diego è in balia di una “giostra che gira all’impazzata”, straniato, trasferito in un altrove che avverte alieno e al contempo familiare”, di una città che “non lo riconosce, gli nega l’intelligenza dei suoi processi intestini, il calendario degli eventi, la trama dei fatti che accadono”. Il lettore, trascinato al suo fianco, è qui incalzato ad affrettarsi in cerca di una soluzione, per verificare che “vi sia un senso compiuto”, lo stesso in cui spera Diego, “anche se non ne è affatto sicuro”.

Al di là dei contenuti suggestivi, colpisce la forte connotazione stilistica di Risa, vera cifra del romanzo. La scrittura di Ainis si caratterizza, infatti, lungi da sospetti di ostentazione, per la sua fortissima personalità. L’autore si è assunto, consapevolmente e con ogni evidenza, il rischio di andare controcorrente, di utilizzare una lingua e una forma lontane dalle mode minimaliste imposte da certe scuole di scrittura. Il valore aggiunto di Risa sta, per la gran parte, nell’utilizzo puntuale della parola, fatto di scelte lessicali ben ponderate ma mai manieristiche, e nella costruzione rigorosa del periodo, che con naturalezza indulge al poetico, neutralizzando brillantemente il rischio di scadere in prosa legnosa.

Che libro è, infine, Risa? “È un libro davvero singolare” – ci aiuta a dire lo stesso protagonista, al quale abbiamo rubato questo giudizio – Perché tratta d’eventi fantasiosi come fossero reali“. È una bella storia siciliana, di ricordi e d’amore. È semplicemente la storia della leggendaria Risa, che come l’Atlantide di Aristotele, rimane solo “un sogno: sicché l’uomo che l’ha sognata, l’ha anche fatta scomparire”.

Recensione di Antonietta Molvetti

 

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Conosci l'autore

Michele Ainis

1955, Italia

Michele Ainis è ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all'Università di Teramo, dove è stato prorettore vicario (nel 2001) e preside della facoltà di Giurisprudenza (dal 2001 al 2005). Ha pubblicato numerosi saggi, è membro del comitato di direzione di varie riviste giuridiche, ed ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. Dal 1998 è editorialista della Stampa di Torino, dopo aver collaborato al Corriere della sera. Nel 2003 è stato eletto nel direttivo dell’Associazione italiana dei costituzionalisti. Coordina la Scuola di scienza e tecnica della legislazione “Mario D’Antonio” costituita presso l’Isle. Ha fatto parte di varie commissioni ministeriali di progettazione e di studio. Fra i suoi...

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