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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2020
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La tesi sostenuta nel testo è quella di abbandonare la metafisica moderna (principalmente l'idealismo tedesco e il neoidealismo gentiliano) per una restaurazione (perché di questo si parla) della metafisica aristotelico-tomista. Per quanto le argomentazioni critiche nei confronti dell'idealismo siano abbastanza solide (l'incapacità di cogliere il determinato se si parte dall'essere indeterminato, l'incapacità di giungere al concreto se si parte dall'astratto logico etc.) non riesco a capire il perché la restaurazione di filosofie superate sia indicata come la "soluzione" al problema del declino della metafisica moderna. Se si riesce a sorvolare sulle posizioni dell'autore il libro rimane comunque abbastanza valido perché oltre ad illustrare in maniera critica e problematica gli sviluppi della filosofia italiana del secolo scorso (vi sono ampie sezioni dedicate a Severino, a Bontadini etc.) permette anche di far emergere quelli che sono i "problemi" sorti dai pensatori nel campo dell'ontologia, tramite un "dialogo" che viene mantenuto in tutto il libro tra la metafisica antica e quella moderna. Il testo ha le potenzialità per essere veramente importante, purtroppo però l'autore si mostra spesso di parte (preferendo a priori le posizioni aristotelico-tomiste e quelle balbiane) ed inserisce considerazioni moraliste che poco hanno a che vedere con il libro che in alcuni punti si presentano come delle vere e proprie lesioni al tessuto speculativo che invece il testo mira a costruire. Se si fosse concepito come testo "neutrale" in cui l'obiettivo non fosse un'apologia disperata del tomismo, ma il semplice illustrare i problemi e i concetti fondamentali dell'ontologia come la differenza ontologica, la dialettica, il problema dell'ente e del rapporto essere-pensiero, questo libro meriterebbe il massimo, perché introdurrebbe all'ontologia in modo critico presentando le questioni fondamentali del pensiero occidentale.
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