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Il ritorno del naufrago - François Garde - copertina

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LIBRO

Il ritorno del naufrago

Name: ritorno del naufrago
Price: 16.72 EUR
Availability: InStock
Rating: 3,5 (2 reviews)
Author: François Garde
ISBN: 8863806586

di François Garde (Autore)

Valeria Galassi (Traduttore)

Corbaccio, 2014

Recensioni: 4/5

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Il ritorno del naufrago

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Descrizione

Metà del diciannovesimo secolo: Narcisse Pelletier, un giovane marinaio francese, viene dato per disperso e abbandonato su una costa inesplorata dell'Australia, dove era approdato insieme ad altri marinai alla ricerca di acqua dolce su una scialuppa calata da una goletta. Diciassette anni più tardi, un veliero inglese di passaggio in quei luoghi scorge fra gli indigeni un uomo bianco. Nudo, tatuato, caccia e si comporta come loro. Ha perduto l'uso della lingua francese e ha dimenticato il suo nome. Che cosa è successo in questi diciassette anni? Che esperienze ha avuto, come è sopravvissuto Narcisse? Sono le domande che si pone Octave de Vallombrun a cui Narcisse viene affidato, geografo e studioso, ma soprattutto uomo sensibile e privo di pregiudizi che dapprima incuriosito da quello che ritiene un oggetto di studio, sviluppa con il marinaio una profonda amicizia basata su una comprensione che va oltre ogni forma e convenzione. Vincitore del premio Goncourt per l'opera prima, Il ritorno del naufrago è uno straordinario romanzo d'avventura e al tempo stesso una riflessione sull'identità e la differenza. E su quello che la vita a volte ci costringe a imparare e a comprendere.

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Dettagli

Autore:

François Garde

Traduttore:

Valeria Galassi

Editore:

Corbaccio

Collana:

Narratori Corbaccio

Edizione:

Anno edizione:

2014

In commercio dal:

29 maggio 2014

Pagine:

320 p., Rilegato

EAN:

9788863806588

Valutazioni e recensioni

3,5/5

Recensioni: 4/5

(2)

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(1)

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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Gorgo 25 agosto 2025

Recensioni: 4/5

Un buon libro: al protagonista come alla tribù australiana che l’accoglie per 18 anni ci si affeziona, s’intuisce il dramma umano del due volte déracinée e il clima, l’ambientazione funzionano. Ma non alcuni dettagli narrativi: dopo molte scene sulle difficoltà espressive e non solo linguistiche del protagonista, in due righe siamo informati dei progressi linguistici e poi della possibilità di comunicare con lui; e solo dopo diverse altre pagine vediamo in scena questi elementari dialoghi. E poi la “leggibilità”. Il “selvaggio bianco” alla fine fugge non si sa dove; intanto ha rivelato pochissimo della sua vita presso la tribù, su cui aleggia il segreto per tutto il libro: un finale insoddisfacente per molti lettori. Perdipiù latitano le scene d’azione, i dialoghi e il pathos: le due situazioni seguite parallelamente sono statiche e solo una è parzialmente drammatica (ma dall’esito noto); e il periodare cerimonioso, paludato del resoconto epistolare dell'altra accentua i problemi. Tuttavia il focus è lo scontro fra la cultura occidentale e quella “aborigena”. Ma nel libro la ricerca dell’etnografo co-protagonista gira quasi sempre dichiaratamente a vuoto, e della cultura degli indigeni viene detto pochissimo, anzi lo scrittore ha dichiarato di non essersi documentato su di essa, guadagnandosi infatti le critiche di un’antropologa. Le carenze nel “romanzesco” sopra elencate non si spiegano dunque con la fedeltà al vero o al verosimile, cioè con un meritorio lavoro storico. Tra l’altro la vicenda del “selvaggio bianco” fu in realtà assai diversa e proprio gli aspetti più inspiegabili e interessanti della sua storia come appare nel romanzo sono inventati: ovvero l’oblio completo della propria lingua, della propria famiglia e persino di concetti come la proprietà o il denaro. Ad un approccio antropologico o psicologico mancano accenni al colonialismo ottocentesco, alle sue stragi, e un maggiore sviluppo del tema della mentalità, degli usi indigeni, della loro alterità.

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Cecilia 19 settembre 2019

Recensioni: 3/5

Storia affascinante, ripartita in due voci narranti: la prima è del naufrago del titolo, un giovane marinaio rimasto da solo sulle spiagge selvagge dell'Australia e ritrovato in stato selvatico quasi venti anni dopo, mentre la seconda appartiene a Octave de Vallombrun, un nobile francese appassionato di esplorazioni che si prende carico del "selvaggio bianco" con l'obbiettivo di riportarlo alla civiltà. Non ho amato molto il finale, dal retrogusto amaro e che non risolve molti interrogativi emersi durante lo svolgersi della storia, ma è stata una lettura molto interessante per via del contrasto tra il marinaio, un giovane senza istruzione che si ritrova catapultato lontano dalla civiltà, e il visconte Octave, che si pone molte domande sulla natura di un uomo che è stato riportato al mondo civile nei modi e nel linguaggio, ma che rimane ancora ancorato alla mentalità aborigena.

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Conosci l'autore

François Garde

François Garde è nato nel 1959 in Provenza e dopo essersi laureato all’ENA, la celebre École national d’administration, ha intrapreso la carriera di magistrato amministrativo nei territori d’oltremare in Martinica e successivamente in Nuova Caledonia. Tornato in Francia, è attualmente vicepresidente del tribunale di Grenoble. Ha scritto numerosi saggi sui territori d’oltremare, prima di dedicarsi con successo alla narrativa. Oltre a Il resto non conta, il suo primo romanzo, Il ritorno del naufrago, pubblicato in Italia da Corbaccio, ha vinto nel 2012 il Premio Goncourt.

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