La rizzagliata
- EAN: 9788838924361

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17/07/2019 14:29:35
In questo romanzo Camilleri racconta il corso degli eventi che seguono l'omicidio di Amalia Sacerdote,figlia del presidente dell'assemblea regionale siciliana,attraverso gli occhi di Michele Caruso il responsabile del tg regionale RAI.Di lui racconta non solo i tesi rapporti all'interno della redazione,le pressioni ricevute e l'atteggiamento guardingo che è costretto ad assumere per difendersi dalle macchinazione del suo vice Alfio che sembra abbia trovato l'occasione per spodestarlo alla guida della redazione, trovando la solidarietà di coloro che in alta sede non apprezzano il modo con il quale sembra voler gestire la notizia di questo omicidio scomodo per i soggetti che coinvolge.Ovviamente lo sguardo di Camilleri riguarda anche il privato di Michele,che abbandona il tetto coniugale in rotta con la moglie Giulia che però non smette di amare.Personalmente il romanzo non mi ha fatta sentire coinvolta e per quanto risulti scorrevole non è tra i romanzi del Maestro che ho amato e che consiglierei.
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10/07/2019 09:06:22
Meraviglioso noir di sua maestà Camilleri - sono un Montalbano dipendente (non sto a spiegare il perché) ma questo libro è a un livello superiore: per l'intreccio sociale che viene dispiegato, per le dinamiche interpersonali e il realismo del racconto. Uomini normali, politici e uomini di giustizia che sono presi all'interno di questa rete di potere e che si ingegnano nel gioco della soppravvivenza. Qualcuno riesce a uscire dalla rete, qualcuno no. La giustizia e la verità, che nei libri di Montalbano esce sommamente servita, in questo no.
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19/12/2013 18:04:50
Una storia senza senso, non sembra scritto da Camilleri quello del "casellante", "la scomparsa di Patò", ecc.
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30/11/2013 20:57:22
Ho letto quasi tutti i libri del buon Camilerri, per la veritã ne ho letto anche qualcun altro, ritengo che ci troviamo di fronte ad un autore del quale i posteri parleranno molto. É stato in grado di riportare in Sicilia i fasti che la stessa ha avuto durante la scuola poetica siciliana. É riuscito ad eguagliare e a superare gente del calibro del compiangessimo Sciascia. Gli auguro di cuore ( e non senza egoismo) di vivere ancora a lungo e di scrivere ancora tantissimo. Grazie Mario Nigro
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11/11/2013 11:04:52
Interessante e appassionante, ma non tra i migliori; il tema è attuale e sconcertante ed è così simile alla realtà quotidiana che viene privato di quella connotazione "favolistica" che di solito adoro in Camilleri; sembra più una cronaca giornalistica e quindi mi risulta molto meno gradevole di un romanzo.
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07/04/2012 20:40:53
l'ho letto tutto d'un fiato in una notte, davvero ben fatto bravo Andrea... La storia parte da un fatto di cronaca nera l'omicidio di una ragazza e il conseguente coinvolgimento del fidanzato come indiziato numero 1, ma poi si articola in un labirinto di politica economia giochi di potere che non si sarebbero mai sospettati all'inizio di una vicenda dal finale già scritto :)
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30/08/2010 11:29:43
Se è vero che la rizzagliata è una rete da pesca da cui il pesce difficilmente può scappare, è altrettanto vero che è pressoché impossibile sfuggire alla rete che il potere politico, economico e mediatico costruisce attorno a una persona. Nel libro c’è una costruzione siffatta che, nella sua individualità, può essere tuttavia estesa all’intera collettività, impotente di fronte a un accerchiamento di forze che di fatto ha addormentato le coscienze e nauseato, fin quasi allo sfinimento, chi ancora ha occhi per vedere. In particolare, nel romanzo l’intreccio esistente fra gli organi di informazione, potere politico, potere economico e potere mafioso portano a un profondo senso di disgusto che è la prova certa di quanto la decadenza a tutti i livelli, compresi quelli familiari, stia corrodendo gli animi, in un trionfo dell’amoralità, in cui tutto viene fatto senza il benché minimo esame di coscienza. E poiché nell’uomo sono naturalmente presenti il male e il bene, nel ridursi ai più bassi istinti finirà sempre con il prevalere, senza battaglia, il male. Camilleri questa volta ha inteso scrivere un romanzo più impegnato, ha lanciato un grido, per non dire un urlo che chissà se sarà udito. Indubbiamente si nota nello scritto quanto la questione gli stia a cuore, c’è insomma una sua partecipazione emotiva che nuoce un po’ all’equilibrio del testo (o forse questo mondo di pazzi, così ben descritto, è squilibrato per sua natura). La rizzagliata è un piatto freddo, per non dire gelido, un’unica portata per un popolo che sembra non avere più fame di verità. Eppure, a Camilleri va un plauso per la sua incrollabile tenacia che lo porta a condurre, nonostante l’età avanzata, una battaglia che sembra persa in partenza. Tanto di cappello, quindi, con la speranza che chi leggerà questo eccellente romanzo possa comprenderlo nel suo autentico significato, risvegliando magari una coscienza da troppo tempo sopita.
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19/07/2010 09:15:07
Non c'è Montalbano, ma c'è un grande scrittore che nella forma dell'invenzione letteraria racconta così lucidamente la nostra Italia. Ma quando capiranno le varie librerie che Camilleri non va tra i "gialli", ma il suo posto è in "Scrittori italiani"??
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18/06/2010 21:15:10
1 e non 0 solo perché, scritto con l'ormai noto e contagioso italo-siculo di Camilleri, è pur sempre godibile, ma, se il libro è un po' involuto e confuso, la nota finale lo sotterra e fa pentire di averlo letto: l'autore con tracotanza ammette di non sapere assolutamente nulla e di non essersi affatto informato sugli ambienti che descrive, quello che scrive lo sa solo per sentito dire. Ormai l'oro delle sue uova è super garantito e quindi può permettersi di scrivere alla svelta quello che gli passa per la testa sotto la doccia la mattina. Il prezzo del libro vale un minimo di impegno in più (tra l'altro il racconto certamente riuscirebbe più chiaro).
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09/05/2010 15:33:51
Molto bello per quanto mi concerne, la lettura fra le righe degli avvenimenti così tipici della nostra quotidianità di cronaca e politica è ben orchestrata, probabilissime e perfettamente costruita, l'unico punto meno reale della faccenda è la relazione sentimentale fra il protagonista e la moglie ma temo che con le relazioni sentimentali il nostro nonostante l'età ed un matrimonio stabile abbia qualche problema... ci sarebbe da analizzare la cosa. Comunque una lettura consigliata anche ai non camilleriani essendo un libro svincolato da tutti gli altri come trama e personaggi. E' la traduzione italiana di una prima pubblicazione spagnola (ma Camillari sa lo spagnolo?) 'La muerte de Amalia Sacerdote', più folklorico il tutolo nostrano.
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11/03/2010 22:34:06
Libro attuale e come l'attualità che ci circonda è estremamente poco chiaro, nebuloso, a mezze parole. Buona la trama ma poco coinvolgente. Alla prossima caro Maestro!
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15/02/2010 14:59:29
In questo romanzo non c'è Montalbano ma per molti versi è come se ci fosse. Gli intrecci, la struttura, il modo di indagare è quello del commissario Salvo. A me è piaciuto molto, l'unica cosa che mi ha un po' messo in difficoltà (ma non più di tanto) sono stati i tanti personaggi i cui nomi, se non si ricordano bene, rischiano di confondere un pochino.
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13/02/2010 18:31:15
Questo libro mi ha fatto venire in mente il vecchio film "Tutti gli uomini del Presidente" degli anni '70 (con Redford & Hoffman); dove un intera equipe di giornalisti cercava di far luce sullo scandalo-Nixon. Lo trovai molto noioso, perchè sapevo che le ichieste vanno così ... non vedevo il perchè doverlo sottolineare. In questo romanzo, si voleva dimostrare che i Media sono il 5° potere della Politica? Perchè, non lo si sapeva? Un tentativo di alleggerire il tutto con una storia di corna, che in qualche modo poteva ricordare "La concessione del telefono". Mah ... per fortuna che l'Autore ha scritto molto di meglio!
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26/01/2010 17:17:46
La coscienza civile di Camilleri volge la propria attenzione ai veicoli principe della comunicazione tradizionale, TV e carta stampata, arrivando a sottolineare il cattivo esempio di un modus operandi. Sebbene frutto di un’azione prettamente letteraria ne La rizzagliata, l’informazione occultata, deformata, debilitata dagli interessi personali -«La notizia del figlio dell’onorevole Caputo, tu non la dai» (p. 11)- viene a galla nel mare del silenzio (pp. 90-93). A tale informazione censurata Michele Caruso, direttore di un telegiornale regionale, si adegua impersonando il simbolo degli interessati del settore particolarmente impegnati ad evitare di dispiacere interessi di potere. Esigue le descrizioni, che si tratti d’ambienti o persone, i particolari vengono talmente a far parte d'un tutto falsificato da risultare superflui. Personaggi trasformati in attori sul palcoscenico costruito dall’ipocrisia collettiva, da divenire ombre indistinguibili, non persone, non cittadini, non uomini e donne, bensì pupi, burattini,“cose” manipolabili, spostabili, sostituibili, cedibili, comprabili, vendibili, al pari di qualsiasi altra “cosa”. Non è un caso che il termine “cosa”, venga ripreso abbondantemente Tale vocabolo generico caro a Camilleri (ricordiamo il testo d’esordio Il corse delle cose, Lalli, 1978; Sellerio, 1998), sostituisce termini concreti inerenti persone/atteggiamenti che necessiterebbero di maggior attenzione, d’essere osservati non soltanto con lenti d’ingrandimento e con il microscopio, ma anche «a occhio nudo» (p. 39), ognuno con il proprio visus, con il proprio grado di discernimento, con acutezza d’ingegno. Quasi un appello, da parte dell’anziano e saggio scrittore Camilleri, a togliere il velo d’informe a tutto ciò che per comodità o timore viene detto “cosa”, a recuperare la capacità di individuare il reale, consapevolmente, con i nomi propri, poiché come la collettività non è un’entità, una “cosa” indistinta, ma un insieme di singoli, così quanto accade è cosa di tutti.
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25/01/2010 10:52:13
Sarò monomaniaco, ma Camilleri mi piace di più quando scrive le storie del Commissario Montalbano. Non che il plot de “La rizzagliata” non sia intrigante, con le sue incursioni nella politica palermitana, non che la storia non sia piena di mistero, non che l’aleggiare della mafia su tutta la vicenda sia fuori posto, non che la descrizione dell’atmosfera elettrica di una redazione televisiva non sia coinvolgente (anche se l’autore nella Nota di chiusura giuri e spergiuri di non averne mai vista una!), non che altrettanto coinvolgenti non siano le storie di sesso del protagonista con l’amante Giuditta e con la moglie ex-moglie Giulia, non che la conclusione non sia coerente con la storia…Per carità, tutto bene, ma il Commissariato di Vigata è un’altra cosa. Voto massimo comunque!
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08/01/2010 10:32:26
Con questo libro Camilleri si affaccia nuovamente – dopo un po’ di tempo, in verità - sulla soglia dei suoi capolavori “storici” (nella duplice accezione che questo termine sottende, ovvero “appartenenti alla storia” e “memorabili”) che tutti abbiamo amato e conserviamo nella memoria, pronti a citarli con sicurezza ogni qual volta l’occasione lo richieda. Un romanzo ben costruito in cui le singole “maglie”, disseminate all’interno di ogni capitolo, si ricompongono nel finale mostrando l’intera “rete”, la “rizzagliata” del titolo. La pluralità dei personaggi e la narrazione articolata non impediscono tuttavia di seguire la vicenda, a tratti complessa, lasciando in bocca quell’amarezza e quel senso di impotenza per “il corso delle cose” propria del Camilleri più riuscito.
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19/12/2009 20:08:35
E vero, questo libro divide leggendo queste recensioni. Io ad esempio lo giudico il migliore scritto negli ultimi tempi da Camilleri. Ma la vera ragione di tanta diversità di opinioni sta nel fatto che questa volta il Nostro si cimenta col genere noir politico. E il noir è difficile da digerire se non ci si è abituati. Senza fare confronti assurdi, pensiamo alla complessità e agli intrecci del grande Ellroy. Ebbene in forma naturalmente diversa, mi è sembrato di leggere un piccolo "Sicilian tabloid". Solo quattro stelle perché cinque le ho riservate a "Un fil di fumo", "La concessione del telefono", "La forma dell'acqua" ecc..
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10/12/2009 10:40:49
Vedo che questo libro divide. Sono uno di quelli che lo ha adorato. Durante tutto il testo ci sono episodi incomprensibili che, alla fine, diventano chiari ed evidenti. La spiegazione finale ricapitola anche i dettagli apparentemente più insignificanti, in un disegno logico. Ed è questa anche la parte più sconcertante del testo: la logica, la monoliticità del disegno che fa pensare che non ci sia speranza. Tutto è già deciso, chi si oppone viene fatto fuori, fisicamente o nella reputazione. Tutti i settori della vita pubblica, stando a questo romanzo, sono inquinati. E anche i personaggi apparentemente positivi non si salvano da questa contaminazione.
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09/12/2009 12:00:38
Non mi è piaciuto affatto. Troppi nomi, troppi doppi sensi che però non danno corpo al libro. Noioso.
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05/12/2009 08:27:51
Il finale non mostra tutto (dice un post)? E che deve dimostrare ancora? Il più "siciliano" dei lavori di AC. Contorto come il tronco di un ulivo. Complicato come lo può essere fare politica in Sicilia. Ogni gesto,azione ha una doppia, tripla lettura. Fare il giornalista, l'uomo politico ha come dazio da pagare fare i conti con un'organizzazione criminale che non esita a infiltrare suoi adepti in ogni luogo. A volte vivere diventa un mestiere difficile.
"Rete", è questa la traduzione letterale del termine siciliano "rizzagliata". Rete come Internet, ma anche come "rete televisiva", come "rete di potere" e "rete di conoscenze", anzi, di amicizie. Ma la rizzagliata non è una rete qualunque, è una campana che ha in fondo dei piombini e che si deposita sul fondo del mare intrappolando letteralmente i pesci più lenti e meno furbi, perché quelli piccoli e veloci si liberano facilmente. A finire tra le maglie spesse della rizzagliata sono gli inermi, gli sprovveduti, quelli che non hanno ancora capito come ci si muove in certi ambienti. E c'è tutta l'amarezza del maestro siciliano in questo giallo palermitano.
A metà strada tra il noir politico e l'inchiesta, tra la denuncia sociale e la fiction, Camilleri scrive uno dei suoi migliori romanzi "di riflessione", come Il birraio di Preston e La concessione del telefono. Ambientato a Palermo, questo romanzo non si avvale della forza demiurgica del commissario Montalbano, che penetra il mistero e scova il delinquente, ma rimane per tutto il tempo immerso nell'aria torbida di una terra spesso incomprensibile. Ed è proprio la sensazione di sciatto provincialismo che si respira sin dalle prime righe del libro, quando vengono presentati i due personaggi principali: Michele Caruso, il direttore del telegiornale regionale della Rai siciliana, e Alfio Smecca, il caporedattore della testata e suo più stretto collaboratore. Sin dalle prime battute tra i due si insinua un dubbio: è proprio necessario dare la notizia che circola per i corridoi della Procura, o forse sarebbe meglio tacere?
La questione è molto delicata: il giovane Manlio Caputo, figlio del leader del maggiore partito della sinistra siciliana, viene accusato dell'omicidio della sua fidanzata, Amalia Sacerdote, anche lei un cognome importante perché suo padre è il segretario generale dell'Assemblea Regionale siciliana. La ragazza è stata trovata morta a casa sua con il cranio fracassato da un pesante portacenere e quel cadavere crea non pochi problemi, per le rivalità politiche dei genitori dei due giovani e per le evidenti connessioni con i poteri economico, giudiziario, giornalistico e politico dell'isola, una rete solida e ben radicata nel territorio, dalla quale è impossibile sfuggire.
Con l'abilità che tutti conosciamo, Andrea Camilleri riesce a descrivere alla perfezione non solo le dinamiche che si formano all'interno dei luoghi di potere, siano esse redazioni giornalistiche, Procure della Repubblica o salotti buoni della città; ma anche la fitta trama delle conseguenze che possono scaturire da un piccolo gesto apparentemente insignificante. Asfittico e claustrofobico, forse il più psicologico dei gialli di Camilleri ci presenta un carosello di personaggi nuovi e tremendamente verosimili. Uomini e donne carichi di rancore e opportunismo, incapaci di opporsi al corso degli eventi e di sottrarsi ai capricci del potere, arrendevoli e pronti a vendersi al migliore offerente pur di compiacere l'onorevole di turno. Una visione lucidissima e disillusa, quella di Andrea Camilleri, che aggiunge un tono di nero a un noir che contiene tutti gli ingredienti giusti per trascinarci, senza fiato, fino in fondo alla pagina.
