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Un libro decisamente inconsueto. Non tanto perchè è composto da tredici capitoli del tutto indipendenti tra di loro e tenuti assieme solo dalla cronologia degli argomenti trattati (oltre che dal fatto che trattino di aviatori italiani ... ma fino ad un certo punto!). L'unicità dell'opera nel panorama dei libri di aviazione italiani si nota già dalla copertina: un biplano CR42 italiano che viene ... abbattuto da un aereo da caccia inglese! E non da un potente Spitfire, ma da un altrettanto antiquato (come concezione) Gloster Gladiator! E' la riproduzione del quadro di un artista britannico, che uno si aspetterebbe di trovare in una mensa ufficiali della RAF e non sulla copertina di un libro "celebrativo" delle doti degli aviatori italiani. Il fatto è che il libro non è affatto celebrativo, è invece la raccolta di storie ed opinioni ben diverse dal solito clichè del "quanto-eravamo-bravi-pur-con-mezzi-inferiori". In alcuni capitoli, si veda quello su "La Regia Aeronautica in Iraq", le carenze sia politiche che organizzative dell'Italia dei primi decenni del secolo scorso vengono evidenziate al punto da far correre brividi lungo la schiena se fatte le analogie con la situazione odierna, quasi che gli italiani abbiano una predisposizione "genetica" all'approssimazione, alla disorganizzazione e forse perfino alla citrullaggine in politica internazionale. Il vari capitoli del libro (di livello qualitativo non omogeneo) possono essere letti indipendentemente gli uni dagli altri. Io ho cominciato per caso da uno dei migliori, quello su Goffredo de Banfield, scritto dal curatore del libro, Alessandro Marzo Magno. Avendo la sorpresa di scoprire che Banfield (che, pur interessandomi di aviazione, non conoscevo) è un eroe dell'aria della Grande Guerra, triestino e quindi ... austroungarico! Altra dimostrazione della non-retorica di questo libro, che fatica a fare capolino perfino nei capitoli più "classici" (vedi quello su Gorrini) e del tutto assente nei più. Una benvenuta non-retorica, aggiungo ...
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