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La rosa dell'esilio. Giuseppe Antonio Borgese dal mito europeo all'utopia americana 1931-1949 - Silvia Bortolotti - copertina
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Descrizione


Durante la lunga stagione vissuta negli Stati Uniti, Giuseppe Antonio Borgese fu uno dei rari intellettuali italiani in grado di cogliere senza esitazione la rosa dell'esilio, rendendo così la sua condizione di esule volontario una peculiare opportunità di rigenerazione, una palingenesi esistenziale e insieme culturale. Un'esperienza che sicuramente spiega le difficoltà di dialogo che Borgese stesso, pur essendo un convinto antifascista, incontrò al rientro in Italia, nel dopoguerra, sia con gli esponenti della destra laica o cattolica, sia con quelli della sinistra comunista. Tacciato di ambiguità dai diversi ambienti politico-culturali, Borgese fu pertanto prima marginalizzato e poi rapidamente dimenticato. La sua è un'inesistenza che purtroppo ha continuato a esistere fino ai nostri giorni. Eppure Piero Calamandrei affermò che l'opera di Borgese esprime una coraggiosa assunzione di responsabilità politica. Fu sempre un liberale, un europeista e un umanista militante e l'esperienza dell'esilio americano non fece che rafforzare la sua speranza nella civiltà dell'uomo e nel sogno di un governo universale.
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Dettagli

2013
1 gennaio 2013
359 p., Brossura
9788871971636

Voce della critica

  Silvia Bertolotti ricostruisce la complessità e l'importanza di una figura a lungo tempo trascurata e dimenticata, quella di Giuseppe Antonio Borgese. Nella vita di questo giornalista, saggista, poeta, romanziere, docente universitario e critico letterario si possono individuare due grandi stagioni: la prima abbraccia i primi vent'anni del Novecento ed è caratterizzata dall'attrazione per la cultura tedesca, rafforzata dal soggiorno a Berlino in qualità di corrispondente del "Mattino" di Napoli. Ritornato in Italia, ricopre inizialmente la cattedra di letteratura tedesca poi quella di estetica (la prima in Italia) ed è in questo periodo che perfeziona il suo ideale politico, di matrice liberale e mazziniana. La seconda fase ha inizio con il 1931, quando Borgese si reca come visiting professor all'Università di Berkeley, in California. Dagli Stati Uniti rifiuta di prestare giuramento di fedeltà al fascismo e prende la difficile decisione di non fare ritorno in Italia, scegliendo l'esilio volontario. L'esperienza americana costituisce una svolta decisiva a livello sia personale sia intellettuale e politico. Entra infatti in contatto e collabora attivamente con altri fuoriusciti italiani, tra cui Gaetano Salvemini e Lionello Venturi e nel 1939 aderisce alla Mazzini Society. Ottenuto il sostegno di un nutrito gruppo di scrittori, americani e non, realizza finalmente la sua visione mondialista che nel 1947, a Chicago, culmina nella stesura del Preliminary Draft of a World Constitution. Il progetto, che nel 1952 gli vale la candidatura al Nobel per la pace, prevede la creazione di un governo mondiale, con una costituzione universale che garantisca l'uguaglianza dei diritti e dei doveri dei cittadini di tutto il mondo.   Elena Fallo

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