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Una storia d'amore ambientata nella New York degli anni Cinquanta, sullo sfondo di Coney Island
Tra fragili speranze e nuovi sogni, le vite di quattro personaggi si intrecciano nel frenetico mondo del parco di divertimenti: Ginny, ex attrice malinconica ed emotivamente instabile che lavora come cameriera; Humpty, il rozzo marito di Ginny, manovratore di giostre; Mickey, un bagnino di bell'aspetto che sogna di diventare scrittore; Carolina, la figlia che Humpty non ha visto per molto tempo e che ora è costretta a nascondersi nell'appartamento del padre per sfuggire ad alcuni gangster.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Uno dei film più deboli di Allen, scontato e noioso a dir poco
Consigliato anche se non è tra i titoli più ispirati del regista rimane sempre una storia di altissimo livello.
Insolito ruolo quello di Belushi, per chi è abituato a vederlo nei panni comici
Recensioni
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"La ruota delle meraviglie": Kate Winslet è folgorante nel nuovo film di Woody Allen
La sua Ginny è la versione proletaria della ‘Blue Jasmine’ di Cate Blanchett
La Ruota delle Meraviglie sarebbe uno spettacolo perfetto se fossimo a Broadway: c’è l’inchino del vecchio Woody al grande teatro americano, ad Arthur Miller ma anche e soprattutto a Tennessee Williams e al suo Un tram che si chiama desiderio.
C’è uno stile di regia che tende a far muovere gli attori in interni e a lasciare che gli esterni facciano da quinta. E quando parliamo di esterni, intendiamo il luogo più pittoresco di New York: quella Coney Island in cui Allen torna dopo Io e Annie. Se il suo alter ego Alvy Singer raccontava di essere cresciuto sotto le montagne russe del mitico parco di divertimenti, qui è praticamente tutta la vita dei personaggi a trascorrere non solo all’ombra della ruota panoramica negli anni ‘50 ma anche alla luce della straordinaria (è l’unica parola adeguata a quello che vedrete) fotografia del nostro Premio Oscar Vittorio Storaro, che illumina il film con una gamma impressionante di tinte sature, cambiando i colori come mutano gli stati d’animo di Kate Winslet.
Perché La Ruota delle Meraviglie è tutta lì: in ogni fotogramma che è un’opera d’arte e nel talento folgorante e sofisticato di una delle più grandi attrici della Hollywood contemporanea. Kate Winslet dà frustrazione e cuore a Ginny, ex-attrice che fa la cameriera per necessità ed è sposata con un uomo che non ama, il giostraio Humpty (un empatico Jim Belushi). La quotidianità della coppia viene scossa dalla relazione che la donna intraprende con Mickey (Justin Timberlake), un aitante bagnino che sogna di diventare scrittore, e dal ritorno a casa della figlia di Humpty, Carolina (brava Juno Temple), in fuga dal marito mafioso e dai suoi scagnozzi.
La Ginny della Winslet è una nuova eroina tragica alla Blanche DuBois, è la versione proletaria della Blue Jasmine di Cate Blanchett, che per il ruolo di quella socialite sbiadita e nevrotica si è portata a casa l’Oscar.
E Woody? Il regista si affida intelligentemente alla sua protagonista femminile e aggiunge il suo tocco al dramma familiare di questi sognatori spezzati di Brooklyn con la trovata del figlio piromane e facendo scandire il ritmo tipico dei suoi dialoghi all’aspirante sceneggiatore interpretato da Timberlake, al quale purtroppo Mr. Allen non ha reso proprio un gran servizio in scrittura. E lui fa il suo con le pochissime sfumature che ha a disposizione.
La Ruota delle Meraviglie sarebbe uno spettacolo perfetto se fossimo a Broadway, al cinema sconta inevitabilmente la sua anima teatrale, ma il monologo finale della Winslet un po’ ce lo fa dimenticare.
Recensione di Benedetta Bragadini
Allen si immerge nel dramma di piccole vite di uomini e donne che cercano di strappare alla quotidianità qualche momento di luce
Trama
Ginny ha sposato in seconde nozze Humpty che lavora nel Luna Park di Coney Island e gli ha portato in dote un figlio decenne con una spiccata tendenza per la piromania. Ginny è però insoddisfatta di quel matrimonio e trova nel bagnino Mickey un uomo colto che possa comprendere anche le sue velleità di attrice. Un giorno però arriva a sconvolgere i fragili equilibri Carolina, figlia di Humpty e fuggita dall'entourage del marito mafioso. Quando Mickey ne fa la conoscenza Ginny avverte l'imminenza di un pericolo.
Woody Allen aveva già citato il Luna Park di Coney Island in una battuta di Io e Annie quando faceva dire al suo personaggio (Alvy Singer) di aver abitato sotto le montagne russe di quel parco di divertimenti.
Questa volta vi si installa direttamente facendosi dominare da quella Wonder Wheel che diventa simbolicamente la ruota delle vite dei suoi protagonisti. Dopo il raffinato e malinconico tuffo nella Hollywood degli studios di Café Society Woody si immerge nel dramma di piccole vite di uomini e donne che cercano di strappare alla quotidianità qualche momento di luce. Che sia quella di una battuta di pesca per Humpty, di una relazione da consumare sotto dei tramezzi di legno tra letteratura e teatro per Ginny o come possibilità di fuga e sopravvivenza a una scelta sbagliata per Carolina.
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