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Domenica mattina. 6 febbraio 1977. Uscita del casello di Dalmine (BG), autostrada A4, una delle più trafficate zone d'Italia e pericolose per quanto accade di malavitoso che la Polizia Stradale deve combattere, al servizio dello Stato, a difesa di ogni cittadino. A costo della vita. La storia narrata con sicure doti affabulatorie da Maurizio Lorenzi è la ricostruzione dell'assassinio a freddo, improvviso e vile, del Maresciallo di P.S. Luigi D'Andrea e della guardia di P.S. Renato Barborini al casello sunnominato. Mentre la vista di Luigi D'Andrea si appanna, la macchia di sangue si allarga dietro la sua nuca, il giovane 'sa' di finire. Tutto accade per un controllo di documenti... La macchina da controllare, una Fiat 132, è occupata da banditi facenti capo a Renato Vallanzasca. Contiene armi. I malavitosi sono eleganti, nei loro occhi aleggia la crudeltà che li disonora. Hanno uno scambio di sguardi, è la condanna a morte per i due agenti. Luigi D'Andrea si allontana senza voltare loro la schiena, ma appena si gira lo raggiunge l'inferno. 'È la fine. Qui, adesso, è la mia fine.' sono i suoi ultimi pensieri. Ma non finisce l' amore per la moglie Gabriella e le due figlie, portato nell'eternità. Nella seconda parte si ricostruiscono le fasi processuali del duplice omicidio. Vallanzasca. è assolto per non aver commesso il fatto. La terza riporta notizie sui legami della banda con neonazisti, la cattura di Vallanzasca e pure il mito René, l"etica del male", la legittimità perversa, secondo i criminali, di rispondere a mano armata alle azioni di polizia. Dopo la sentenza del '79 arriva la verità con la condanna all'ergastolo di Vallanzasca. Lorenzi rivela un suo sogno, nel quale D'Andrea afferma la potenza dell'amore per Gabriella, più forte della morte; dichiara che la vendetta 'rende solo più amaro il nostro cammino, inquinandolo, sino a rallentarlo.' 'Non nutro nessun rancore nei confronti del mio assassino.' Bellissimo.
Pagine forti, scritte da mano e cuore coraggiosi, attenti, precisi, di rara sensibilità... vieni posto davanti alla famosa linea sottile, che spesso non vedi... ma lei è lì, pronta a celarsi ad uno sguardo, e magari finisci per trovarti dalla parte sbagliata. È tutto un gioco di luci... queste pagine invitano a riflettere su come le posizioni; su cosa scegli di illuminare, sulle sfumature che decidi di vedere. come è facile lasciarsi ingannare da una luce messa in modo sbagliato... delinea forme false ed ingannatrici...il segreto quindi sta nel saper posizionare la luce nel modo corretto, e quando non si hanno gli strumenti per farlo, bisogna sperare che qualcuno li abbia al posto tuo, e ti aiuti a restare con il confine della linea sottile ben marcato... in questa occasione Mauri tu sei stato il mio suggeritore per posizionare al meglio la luce...ora lo vedo bene e chiaro, vedo un vile pezzo di carne completamente marcio. So che cammina ancora, mi sono informata, ma è morto. Forse non é mai stato vivo. Invece vivo è il brillare intenso di queste stelle che mi riempiono ad ogni lettura di riga... il mio cuore si gonfia e lo sento mangiare, si nutre dei valori che questi uomini hanno trasmesso e ancora trasmettono... e capisco che la luce va indirizzata proprio lì... perché onestà, legalità, amore, onore sono da illuminare sempre. Davvero un lavoro splendido.
Questo è un libro che va al di là di ogni immaginazione....la morte di due agenti di Polizia è,per chi ha scelto di vivere secondo le regole della società civile,un evento traumatico....ma non soltanto per familiari,colleghi,amici....lo è stato anche per me....che ho potuto,leggendo questo autentico capolavoro di investigazione,impegno civile,e,amore sconfinato per questo mestiere,sentire le parole di questi sfortunati agenti,che hanno pagato con la vita,il loro quotidiano impegno nella difesa delle nostre istituzioni....io chiedo che questo libro,venga assolutamente portato in tutte le scuole medie superiorid'italia,affinchè,i giovani,comprendano il valore della legalità,e,che leggendolo,possano magari trovare il desiderio di entrare nella Polizia....io stesso ,in certi passaggi,non ho potuto fare a meno di provare una fortissima commozione,perchè è stato come rivivere quei giorni....è stato come sentire un grido di dolore ,dal M.llo Luigi D'Andrea e dalla Guardia di P.S Renato Barborini....che quel maledetto 6 febbraio 1977 hanno perso la vita in quel tragico conflitto a fuoco.....Un elogio e speciale ringraziamento,con lode va al mio caro amico Ispettore Capo della Polizia di Stato,che con la sua maestrìa,sia nello scrivere,che con dovizia di tutti i dati in suo possesso,ha ricostruito,con assoluta precisione ,una delle pagine,più tragiche della nostra storia d'italia..Un autentico testamento morale!!!...Sei grande Maurizio!SUB LEGE LIBERTAS!!!!....
Recensioni
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