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Per ogni argomento trattato (percezione, morale, autorità degli esperti) vengono esaminati sia gli studi più attuali sull'argomento, sia fatti dialogare con le teorie filosofiche più recenti. Per esempio il capitolo sulla morale non solo parla degli studi scientifici, ma vengono rapportati alla moral error theory. Lo stesso fa per esempio per quanto riguarda la percezione, visto che oltre a trattare della penetrabilità cognitiva, tematica pressoché sconosciuta in lingua italiana, unisce questi studi alla teoria sulla coscienza di Tononi e a questioni filosofiche come il dilemma di Sellars. La prima parte del libro invece è più storico-filosofica perché il testo si pone in polemica con quella che, come scritto nella descrizione del libro, è una moda ideologica in filosofia della scienza, cioè finalizzare il discorso epistemologico alla legittimazione del sistema democratico. Infatti il testo vuole dimostrare che non è possibile fondare la scienza su dimensioni esterne alla scienza stessa, che quindi esistono problemi genuini in filosofia della scienza a cui bisogna dare risposte filosofiche, non politiche. Il primo capitolo del libro infatti è proprio una ricostruzione di come si è arrivati a pensare che la scienza debba essere uno strumento della democrazia, il secondo spiega quali sono i fallimenti filosofici di questa ideologia e il terzo è dedicato a Feyerabend che è poi il filo conduttore di tutto il testo. Al di là del pensiero personale dell'autore che si può condividere o no, lo consiglio proprio perché vengono presentati argomenti nuovi di cui normalmente non si parla come gli studi di Tetlock e Haidt e via discorrendo. Quindi a prescindere da cosa si pensi su determinati argomenti, è un testo che comunque offre il panorama più aggiornato per quanto riguarda la filosofia e lo studio della conoscenza in generale.
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