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In questo volume conclusivo delle Opere di Carlo Rosselli sono raccolti i testi più significativi dell’ultimo periodo della sua vita scritti sullo sfondo di avvenimenti cruciali della storia europea: il conflitto italo-etiopico, decisiva rottura dell’ordine internazionale, e la guerra civile spagnola, esemplare scontro tra democrazia e fascismi.In questa seconda fase del suo esilio Rosselli congiunge ad un inesausto fervore di azione, culminante nella partecipazione alla guerra di Spagna alla testa della colonna italiana, un sempre più intenso impegno di elaborazione teorica.Rosselli trascorre dai temi storici, questione cattolica, problema nazionale, a quelli politici, ceti medi e proletariato, partito e movimento, stato e società, élite e massa, liberalismo e democrazia, per concludere con i temi centrali della sua Weltanschauung: rivoluzione e fascismo.La rivoluzione è vista sempre meno come insurrezione e sempre più come lotta rivoluzionaria, lenta e lunga maturazione di un atteggiamento inteso alla “rottura integrale di ciò che è in nome di ciò che deve essere”; la lotta al fascismo è sentita come guerra di religione, conflitto di concezioni della vita politica e della vita morale non conciliabili, da condursi pertanto con assoluta intransigenza, che non vuol dire faziosità.L’antifascismo vissuto come porro unum necessarium è lo storico legato di Rosselli su cui si regge la repubblica italiana; esso ha evitato che dopo il crollo del fascismo insorgesse nel paese la psicologia della disfatta; con la proposta della creazione di un regime democratico ha riscattato la guerra perduta.
recensione di Tranfaglia, N., L'Indice 1994, n. 5
La pubblicazione del terzo e ultimo volume delle "Opere scelte" di Carlo Rosselli non colma soltanto una grave lacuna degli studi sul fascismo e sull'antifascismo, giacché fino a ieri esistevano solo brevi antologie degli scritti e dei discorsi (l'ultima è quella uscita nel 1988 con il titolo "Scritti politici" presso Guida, a cura di Zeffiro Ciuffoletti e Paolo Bagnoli) del leader di Giustizia e Libertà ma risponde soprattutto al bisogno di collocare storicamente una delle personalità più forti e originali del movimento di opposizione alla dittatura mussoliniana.
I due volumi precedenti ("Socialismo liberale", a cura del figlio John Rosselli e "Scritti dell'esilio, I: Giustizia e Libertà e la Concentrazione antifascista 1929-1934", a cura di Costanzo Casucci) avevano ricostruito la formazione politica e culturale dell'uomo politico fiorentino, gli anni del confino a Lipari, i primi anni del suo esilio parigino e della difficile collaborazione con le altre forze presenti in Francia e il suo attivismo, fatto di attentati dimostrativi e di azioni propagandistiche, ma anche l'elaborazione, sui dodici "Quaderni di Giustizia e Libertà" di una serie di programmi e di prese di posizione sulla politica italiana e sulle prospettive dell'antifascismo europeo.
Con quest'ultimo volume è la fase centrale e più importante della breve ma intensa esistenza e attività politica e intellettuale di Rosselli che viene ripercorsa attraverso testi che in Italia hanno avuto finora scarsa o nessuna circolazione, se non attraverso i riferimenti fatti ad essi da Aldo Garosci nella sua appassionata "Vita di Carlo Rosselli" (Vallecchi, 1973) o dai pochi studi dedicati al fuoruscitismo e alla storia del movimento giellista.
Si tratta, per la maggior parte, di articoli pubblicati sul settimanale "Giustizia e Libertà" di cui Rosselli fu nei primi tre anni il direttore, cui si aggiungono discorsi tenuti a Parigi e alla radio repubblicana spagnola ma bisogna subito dire che, malgrado la contingenza che è alla loro origine, quegli scritti letti oggi l'uno dopo l'altro consentono di analizzare gli aspetti centrali del pensiero e dell'azione politica del leader antifascista, le sue intuizioni come le sue incertezze, persino la perdurante attualità di alcune sue affermazioni, accanto a motivi messi per così dire in crisi da quel che è avvenuto nella seconda metà di questo secolo.
Il primo aspetto che si coglie con chiarezza leggendo questi scritti è il carattere di ricerca autonoma dalle grandi ideologie novecentesche (nazionalismo, socialismo, comunismo) che il fondatore di GL va svolgendo negli anni decisivi del suo lavoro politico a Parigi e che gli consente di collaborare criticamente con i movimenti e partiti della sinistra (socialisti, comunisti e anche anarchici) ma, nello stesso tempo, di elaborare una piattaforma che nel federalismo, nella socializzazione parziale, in una democrazia libertaria e autonomista trova i suoi pilastri per l'Italia da ricostruire dopo la caduta del fascismo. Rosselli insiste più volte sulla necessità che gli italiani rovescino la dittatura con un'azione rivoluzionaria distinta e autonoma dall'intervento straniero e sottolinea - con uno spirito profetico che si trova in più di una pagina - la necessità per il futuro democratico del nostro paese di una lotta rivoluzionaria che faccia da mito fondante di una nuova e più autentica legittimità repubblicana.
Un secondo aspetto importante è la polemica che Rosselli conduce contro la guerra italo-etiopica e l'intervento fascista in Spagna. Convinto com'è della connessione assai stretta tra la politica interna fascista e quella estera, egli interpreta l'avventura coloniale di Mussolini come una risposta alla crisi interna del regime e nello stesso tempo come la svolta che porterà la dittatura mussoliniana all'alleanza con la Germania e allo scatenamento della seconda guerra mondiale. Le pagine dedicate alla vicenda etiopica sono lucide sul piano politico anche se saranno smentite dai fatti sul piano militare: Rosselli spera a lungo che gli invasori possano essere sconfitti dagli abissini ma alla fine deve arrendersi all'enorme differenza di mezzi e di uomini tra i due eserciti, alla condotta spietata e brutale di Badoglio che usa l'aviazione e i gas mortali per colpire le armate di Hailé Selassié, agli errori che proprio i comandanti etiopici compiono cercando lo scontro aperto piuttosto che la guerriglia. Al di là del conflitto sul piano militare, l'esule coglie, tuttavia, gli effetti negativi dell'impresa coloniale a livello dell'immagine del regime e la sua inevitabile deriva verso l'alleanza con i nazisti, di cui l'intervento in Spagna costituisce l'ulteriore tappa. Ed è proprio in ragione di questa intuizione di fondo che Rosselli si butta nella guerra civile con una parola d'ordine che è senza dubbio la prima a prefigurare la futura resistenza: "Oggi in Spagna, domani in Italia" significa per lui, come per i volontari italiani delle brigate internazionali, la consapevolezza del carattere politico e ideologico che sta assumendo in Europa lo scontro già in atto tra i regimi fascisti e le democrazie europee e l'inevitabile precipitazione dei conflitti locali in un conflitto generale.
Negli ultimi due anni della sua vita la posizione di Rosselli per certi aspetti si radicalizza. La difficile esperienza fatta in Spagna, dove il settarismo fa fallire la colonna italiana dopo i primi combattimenti, l'opera costruttiva dei comunisti in Spagna e in Italia (pur con gli orrori dello stalinismo che sono regolarmente denunciati da Giustizia e Libertà) portano Rosselli a progettare una sorta di unificazione politica del proletariato italiano come base per la necessaria rivoluzione contro il fascismo. La sua proposta non fu accolta dalle altre forze della sinistra e il giovane leader di GL cadde poco dopo sotto i colpi dei cagoulards mentre curava la sua flebite a Bagnoles. Con quell'assassinio gli italiani perdevano uno degli uomini che con maggior lucidità e passione aveva immaginato per il nostro paese una repubblica democratica e libertaria. Ma è significativo che ci siano voluti quarantasette anni per poterne leggere le pagine principali.
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