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Einaudi pubblica nella collana "Millenni", insieme ai classici della letteratura mondiale, al De Architectura di Vitruvio, al Pittori moderni di Ruskin, un'antologia di scritti di Le Corbusier (La-Chaux-de-Fonds, 1887 - Roqueburn-Cap Martin, 1965). Il volume, a cura di Rosa Tamborrino, è costituito da un'introduzione, che si sviluppa tra il saggio critico e la biografia intellettuale, seguita da una selezione di testi dell'architetto. Un album di fotografie a colori e di grande formato mostra alcune architetture di Le Corbusier attraverso immagini di dettaglio che danno corpo su un piano metaforico a quegli spazi del contemporaneo (di cui tratta il saggio iniziale) nei confronti dei quali l'architetto ha fornito soluzioni e riflessioni fondamentali.
Artigiano - come amava definirsi negli ultimi anni della sua vita - e insieme teorico di architettura, pittore, studioso e promotore culturale, Le Corbusier è stato oggetto di ininterrotta attenzione da parte tanto della critica quanto del pubblico. L'intensità e la frequenza delle sue prese di posizione nel dibattito internazionale (va detto che senza dubbio fu il più noto degli esponenti del razionalismo), la forza delle sue convinzioni e del desiderio di comunicarle ai colleghi e al pubblico anche attraverso una ricchissima attività editoriale, la consapevolezza della novità e originalità della propria ricerca hanno da sempre accompagnato il riconoscimento dell'eccezionalità delle sue opere e dei suoi progetti.
Le Corbusier ha sempre affiancato al lavoro di costruttore lo studio di progetti fortemente connotati in senso dimostrativo, a volte polemico, che hanno messo alla prova le nuove idee di architettura alle diverse scale, dall'oggetto di arredo alla città. Fra progetto e teoria ha continuamente costruito una sorta di "tensione sperimentale", lasciando poco spazio ai condizionamenti che l'ambiente professionale ha esercitato su altri esponenti del razionalismo europeo tra le due guerre. La ricerca di Le Corbusier, così come la sua adesione al razionalismo, espressa attraverso le opere, i disegni e gli scritti, si presenta dunque innanzitutto come enunciazione di una poetica. Una "ricerca paziente" che si applica a sovvertire e a trasformare i dati di ogni problema per mettere alla prova tutte le possibilità offerte dalla pratica del progetto.
Come scrittore, teorico e critico dell'architettura, ha sempre cercato il confronto anche con il pubblico dei non addetti e dunque, fin dai primi anni di attività, ha dedicato grande attenzione alla divulgazione dei principi e delle forme della nuova architettura, cercando la formula editoriale più adatta per affrontare il problema della terminologia specialistica e, soprattutto, del linguaggio delle avanguardie. Dalla costruzione di un vero e proprio vocabolario personale, alla messa punto di specifiche retoriche di persuasione che si avvalgono di un serrato contrappunto tra testi e immagini, tra caratteri tipografici differenti, disegni e fotografie, sino al continuo perfezionamento della scrittura (per quanto riguarda la scelta delle parole e la costruzione del periodo), nel contesto delle retoriche delle avanguardie Le Corbusier ha messo a punto tecniche di comunicazione assolutamente personali. che si collocano su un piano ora allusivo e poetico, ora esortativo, ora argomentativo,
I testi scelti per l'antologia sono quasi tutti tratti da opere a stampa, a eccezione di due conferenze (inedite) che Le Corbusier tenne in Italia: la prima nel 1951, presso la IX Triennale di Milano in occasione del convegno De divina proportione; la seconda proposta a Torino, Genova e Milano nel 1961 sul tema "museo e architettura". Forse con l'intento di fornire del fenomeno Le Corbusier un'immagine molteplice e disponibile a ulteriori approfondimenti, la selezione proposta, rispetto ai testi più sistematici frutto di un preciso progetto comunicativo che aspirava ad assumere la forma del trattato, ha privilegiato i semi-lavorati, gli scritti brevi, occasionali nei quali materiali assai eterogenei (testi di conferenze, diari di viaggio, appunti, schizzi, disegni di progetto, fotografie, immagini di repertorio) trovano una sintesi transitoria che ben documenta il continuo e paziente lavorio intellettuale dell'architetto.
Il saggio introduttivo riassume nella forma della biografia intellettuale l'esperienza di Le Corbusier, tracciando una fitta rete di percorsi fra architettura, pittura, pubblicistica, ma anche fra progetti, costruzioni, viaggi, conferenze e dialoghi. Al principio e alla fine di questi percorsi, viene collocata una tra le più ardue invenzioni verbali di Le Corbusier: espace indicible. Per gli architetti questa formula apre la questione della sintesi delle arti e più in generale del rapporto tra la natura geometrica dello spazio architettonico, che attraverso la pianta e la sezione può essere misurato e razionalizzato, e la sua manifestazione nel mondo dell'esperienza corporea, delle sensazioni e delle emozioni (e il riferimento diviene immediatamente Eupalinos di Paul Valéry). La tensione fra la necessità di un ordine razionale e la fascinazione di una disposizione "libera" degli elementi riferita allo sguardo, ai movimenti e ai sensi del corpo è ben espressa in un passaggio della conferenza Le tendenze dell'architettura razionalista in rapporto con la pittura e la scultura (1936): il luogo dell'architettura "è come il fuoco di una parabola o di un'ellisse, il punto esatto in cui si intersecano i piani differenti che compongono il paesaggio architettonico". Ovvero, per riprendere un celebre aforisma di Le Corbusier, "l'esattezza, trampolino del lirismo".
Con l'evidente obbiettivo di rispondere agli interrogativi di un pubblico di non addetti ai lavori, i temi e gli slogan più noti della riflessione dell'architetto sono tutti ben rappresentati: la machine à hàbiter, l'Esprit nouveau in architettura, la città contemporanea, il Modulor e altri. Emergono anche alcune tematiche meno immediate. Il ruolo e il valore delle tecniche: secondo Le Corbusier, nel rapporto costruzione/rappresentazione, ogni strumento contiene in sé un'interpretazione complessiva del mondo che lo pone in comunicazione con la sfera dell'arte. Il rapporto fra arte e industria e la lezione della macchina, modello descrittivo di una teoria della conoscenza e, insieme, metafora dell'ordine all'interno di una teoria estetica. La questione dello stile, formulata in termini di metodo progettuale e razionalità produttiva e non di legittimità o meno dell'ornamentazione. La questione della misura (tra Cartesio e Einstein), ovvero della relazione tra qualità e quantità in architettura (negli ultimi anni della sua carriera, Le Corbusier era ossessionato dall'idea di escogitare un sistema che consentisse la riduzione delle qualità sensibili dei corpi - tra cui la forma - a dimensioni quantificabili).
La complessità del fenomeno Le Corbusier e, allo stesso tempo, la massa dei materiali ai quali Rosa Tamborrino ha dovuto attingere nel costruire questo volume rendono certamente encomiabile il lavoro compiuto. Anche perché, sin dal suo progetto, un'antologia di scritti di Le Corbusier si colloca su un terreno assai insidioso. Per molti, l'architetto svizzero-francese costituisce un ambito di ricerca storiografica e di riflessione critica piuttosto inflazionato, dopo l'incredibile proliferare di iniziative che le celebrazioni del centenario della nascita hanno alimentato in tutto il mondo, diffondendo la convinzione che poco o nulla resti ormai da approfondire. D'altro canto, di fronte alla quantità e varietà di iniziative editoriali promosse da Le Corbusier stesso, che hanno costruito un vero e proprio corpus di apparati, risulta difficile separare l'opera dalla biografia, la polemica dal disegno, il lavoro progettuale dalla produzione editoriale. La ricerca documentaria incontra continuamente interventi autobiografici che condizionano l'immagine storiografica e rendono assai difficile l'interpretazione critica. Da questo punto di vista la pluralità dei temi di riflessione che emergono da questo volume danno al lettore il ritratto di un Le Corbusier (come ha scritto Vittorio Gregotti qualche anno fa) "meno simile al miracolo del genio isolato, ma più vicino alle contraddizioni e alle difficoltà della storia del nostro secolo".
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