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Il testo, composto da più saggi a sé stanti scritti nell'arco di vent'anni, ha il merito di emancipare D'Annunzio dal sensazionalismo esteriore al quale la critica lo ha spesso condannato, contestualizzando la sua idea religiosa di teatro delle origini nel più ampio panorama del teatro totale pensato da Fuchs, Olbrich e Behrens a Darmastadt, da Wagner a Bayreuth, da Schuré a Parigi. L'idea utopica di un teatro iniziatico, capace di accomunare una cerchia di eletti in un rito collettivo, era alla base del progetto mai realizzato del teatro di Albano e sottende tutta la produzione drammatica dannunziana, da La città morta al Sogno di un tramonto d'autunno, dalla Figlia di Iorio a Il mistero di San Sebastiano. Quest'ultimo dramma viene analizzato con cura particolare rivelandone la vasta trama di nessi simbolici con i precedenti figurativi e letterari, nonché i legami e i richiami alle correnti esoteriche del tempo e, in particolare, alla teosofia. La figura del santo è associata a figure mitologiche come Adone, Antinoo, Dioniso e Orfeo, figure androgine di soglia fra terra e cielo, vita e morte, figure quindi di passaggio assimilabili al mistero della rinascita che vengono, in questo modo, sincreticamente avvicinate alla mistica cristiana. Il sacrificio di Sebastiano si connota come viaggio iniziatico intrapreso per la salvezza dell'intera umanità e il suo martirio si accende di connotazioni fortemente erotiche. Sinifisi inquadra questa e altre opere nel vasto panorama del simbolismo francese e risale alle fonti d'ispirazione pittoriche, dimostrando in quali modi l'arte figurativa informi l'intera impalcatura drammaturgica del teatro dannunziano. L'estremo rigore scientifico della sua ricerca non deprime lo stile della sua scrittura, che si muove a suo agio tra vasti campi del sapere evocando le atmosfere decadenti della cultura fin de siècle. Susanna Battisti
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