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Anno edizione: 2020
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Stella ha 85 anni e ha tentato il suicidio.
“Già immaginavo di trovarmi di fronte una vecchina indementita che magari aveva assunto una doppia o tripla razione di farmaci per sbaglio dimenticando di averli già presi, come più di una volta mi era capitato in passato. Ma, appena Attilio me la presentò, dovetti ricredermi. Nonostante avesse il viso attraversato da innumerevoli rughe che s’infittivano lungo le guance ricordando gli incroci e gli snodi dei binari nelle stazioni ferroviarie, gli occhi emanavano una luce intensa, spiccando come due gemme di acqua marina su quel volto raggrinzito e irregolare, simile alla scogliera lavica del litorale che congiunge Catania ad Aci Castello”.
No, Stella non è affatto una “vecchina indementita” ma solo una donna che vuole raggiungere il capolinea di una storia fatta di amori, di violenza e di pregiudizio. Una storia che viene raccontata a Umberto, il medico che l’ha in cura e che, da narratore, diventa uditore.
Giancarlo Sorge ci conduce con Stella in una fuga alla ricerca di se stessa, attraverso una narrazione a più voci, ben costruita, piacevole, capace di trascinare il lettore fino alla fine. Troviamo i pregiudizi radicati nella Sicilia degli anni Sessanta, un uomo padrone che diventa poi padre-padrone di un figlio non voluto perché incapace di palesare il suo essere maschio. Un figlio dagli occhi chiari, come quelli della madre, anziché neri, da vero uomo. Una vicenda dura, crudele, che irrita, fa arrabbiare, che fa, gioco forza, parteggiare per Stella e per il figlio Carmelo. O per Melissa, che lascio a voi il piacere di trovare tra le pagine e di conoscerla.
“Ricordo solo che lei mi strinse la mano in segno di assenso e poi tutto si appannò. Solo l’odore di mio padre che emanava dal letto persisteva. Se avessi avuto gli occhi neri, chissà come sarebbe stata la mia vita?… pensai prima di sprofondare nel sonno.”
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