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Versione drammatica di Pieralberto Marché e Primo Levi.
Andato in scena al Teatro Carignano di Torino la sera del 18 novembre 1966, nella riduzione dell’autore e di un attore professionista, Se questo è un uomo era interpretato da cinquantatre attori di sette nazionalità diverse, guidati dal regista Gianfranco De Bosio, in uno spazio scenico di straordinaria e cupa suggestione ideato da Gianni Polidori. Questo testo conserva intatto il suo vigore morale ed è tuttora un bellissimo esempio di teatro «storico», in cui la storia è non solo dei fatti, ma anche e prima degli uomini e delle loro coscienze umiliate e offese.
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“Se questo è un uomo” è il primo verso di una poesia, una maledizione per chi preferisce dimenticare. Non ricordare che gli uomini possono essere indottrinati, da una religione o un credo politico, a torturare e uccidere chi è diverso da loro. Primo Levi è arrestato in una formazione partigiana nel dicembre del 1943, consegnato alle SS e inviato, come ebreo, nel campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia. E’ un “campo di distruzione”, perché, privati di tutto, dai vestiti ai più insignificanti oggetti personali, gli uomini sono, prima di essere uccisi, umiliati, annientati. E’ un campo di lavoro, come dice la scritta derisoria che sovrasta l’ingresso: gli uomini lavorano in una fabbrica, la Buna, perciò, almeno per qualche tempo, servono vivi. I prigionieri ebrei sono sottoposti agli ordini dei detenuti criminali, contraddistinti da un triangolo verde cucito sul giubbotto, che li maltrattano per dimostrare il loro zelo ai carcerieri e avere così maggiori probabilità di sopravvivenza. Al campo si soffre per la fame, il freddo, la promiscuità, le malattie, il lavoro massacrante: chi non è abile al lavoro finisce “al gas”, e tutti sanno cosa significhi. E’ una babele di lingue di tutti i paesi sotto il dominio nazista, ma s’imparano presto le parole essenziali, e a ubbidire subito agli ordini. Non c’è solidarietà: ognuno è troppo occupato nella lotta feroce per la sopravvivenza. E’ una testimonianza scioccante di ciò che uomini indottrinati da un’ideologia folle e delirante hanno inflitto a loro simili, non più avvertiti come uomini ma come esseri inferiori da disprezzare, umiliare, sterminare. Tutti gli eserciti hanno compiuto stragi contro i popoli nemici; ciò che ha reso il nazismo diverso dagli altri è la spaventosa organizzazione di uno sterminio pianificato nei minimi dettagli. Lo stile è stringato, senza compiacimenti retorici. Un libro come questo non si può giudicare, perché il contenuto etico travalica quello letterario. Si può solo leggere, per sapere.
Qui non si tratta di esprimere solo un giudizio sul libro: ce ne sono altri che mi sono piaciuti di più. Ma questo è comunque UN LIBRO CHE VA LETTO, e i motivi non importa spiegarli. Dopo quello che Levi ha vissuto e che è riuscito a scrivere, c'è poco da dire.
"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario." sinceramente sono rimasta sconvolta da quello che ho letto.. questo uomo, come altri superstiti, hanno visto per giorni la morte vicina...e noi per una minima futilità ci scoraggiamo... leggere libri del genere fanno riflettere e fanno capire che siamo fortunati per tutto quello che abbiamo... lo consiglio per capire.
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