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Il titolo indica un'ipotesi: rintracciare nella prima guerra mondiale le radici delle tendenze totalitarie della politica italiana del Ventennio, fino a retrodatare agli anni del conflitto la novità politica rappresentata dal regime fascista. Nell'introduzione, intitolata Una nuova mentalità politica, si afferma che il tema centrale del libro è "la nascita e la diffusione di una mentalità 'rivoluzionaria' e 'totalitaria'", a partire dalla cesura provocata nel paese dalla prima guerra mondiale. Niente di particolarmente originale, dunque. Sono già molti gli studi italiani e stranieri che si sono occupati delle trasformazioni mentali, culturali, politiche e sociali operate dal catastrofico evento della Grande guerra (è sufficiente citare i lavori di Paul Fussell, Eric J. Leed e, per l'Italia, di Antonio Gibelli). Il lavoro di Ventrone, tuttavia, fa riferimento a fonti diverse, e più "tradizionali", rispetto a quelle utilizzate dagli storici della mentalità, e offre, tracciandone la genealogia, una sintesi complessa e argomentata di tutti gli elementi politici e culturali che hanno caratterizzato il Ventennio. Nel saggio si tratta dunque della "passione nazionale", della "ricerca di una nuova modernità", dei "nuovi strumenti della politica". Come già nei lavori sopra citati, si riflette sulla radicalizzazione della politica e sulla trasformazione dell'avversario in nemico, sugli elementi culturali del razzismo, sulla brutalizzazione del linguaggio politico, sull'uso della violenza, sulla confusione delle appartenenze politiche, sulla sovrapposizione di civile e militare. Lascia però perplessi l'idea di voler applicare a questi elementi una specifica tendenza totalitaria ante litteram. È vero che una riflessione a ritroso sugli eventi del primo dopoguerra porta a identificarne le radici negli anni del conflitto - e le ricerche che si occupano di ricostruire le genealogie delle idee e dei comportamenti sono sempre proficue -, ma è anche vero che non per questo tutto può essere gettato in quel "calderone totalitario" che negli ultimi tempi sembra poter contenere, al di là dei contesti particolari, tutta la storia del Novecento.
Giulia Beltrametti
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