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1995
1 novembre 2000
112 p.
9788826311098

Voce della critica

GREEN, ANDRé, Uno psicoanalista impegnato

GREEN, ANDRé, Seminari romani
recensione di Viacava, A., L'Indice 1996, n. 9

Manuel Macias interroga André Green sulla sua vita, e dal materiale raccolto ricava un libro in cui si intreccia la storia personale di Green, quella della psicoanalisi in Francia e nel mondo, la politica, la filosofia, la storia. Ebreo, figlio di molte patrie, l'Egitto, la Francia, la Spagna, Green ebbe la fortuna di crescere alla scuola di alcuni grandi della psichiatria del secolo: Henry Ey, Julien de Ajuriaguerra, per non ricordare che i più noti, e di partecipare al ricco dibattito culturale promosso da loro all'Hôpital Sainte-Anne negli anni cinquanta. Vi parteciparono Pierre Marty, che lì iniziò le sue ricerche di psicosomatica, Lebovici, Diatkine, Lagache. Furono gli anni delle scissioni tra psicoanalisti francesi, anni di accesi dibattiti clinici ma anche filosofici. A questo Green fa risalire la sua passione per la discussione, qualche volta vista come animosità, o il suo bisogno di mettere a confronto ipotesi, scuole e discipline differenti, la preferenza per un teorizzare aperto in molti sensi, che riconosce la centralità della relazione senza pretendere che questa esaurisca in sé quello che appartiene a ciascun membro dello scambio.
Le domande dell'intervistatore rimangono sullo sfondo, e il pensiero di Green si dipana alternando ricordi e ricostruzioni teoriche, fedele a un modello secondo cui il processo di creazione del pensiero si avvale di diverse coincidenze, di un assemblarsi di elementi esperienziali e di stimoli intellettuali che a un certo punto, come in un puzzle, si configurano in un insieme dotato di significato coerente.Green rivendica la libertà di non preoccuparsi troppo dei precedenti bibliografici, più interessato al rispetto del proprio percorso creativo che non a verificarne l'originalità. Ma rivendica anche la possibilità, testimoniata da tutta l'opera di Freud, di essere curioso, di non limitarsi all'ambito psicoanalitico, ma percorrere letteratura, teatro, musica, filosofia.Cita Bion per cui Bach, Beethoven, Kant e Descartes erano grandi psicoanalisti: "Per lui, essere psicoanalista voleva dire dar prova di una conoscenza autentica e profonda della mente umana da qualsiasi parte la si affronti, non necessariamente attraverso la teoria psicoanalitica". Paladino di un modo di pensare privo di barriere e conformismi sul piano teorico, Green diventa rigoroso quando si tratti di tracciare i confini della prassi psicoanalitica, come nel caso di Lacan, del cui pensiero riconosce, sia pur criticamente, il contributo, mentre è assai fermo nel definire l'attività sua e dei suoi epigoni, così come si venne configurando, altra cosa dalla psicoanalisi.
Il 5 marzo 1994 Green tenne a Roma un seminario, di cui vennero poi pubblicati gli atti. Niente pulsioni o relazioni oggettuali, ma pulsioni e relazioni oggettuali, non metapsicologia o clinica, ma metapsicologia e clinica; non pulsione di morte sì o no, ma uso del concetto come metafora per indicare una costellazione di esperienze che orientano la mente in modo distruttivo: insomma cassetti aperti, un continuo viavai di scambi, stimoli reciproci, ipotesi di lavoro provvisorie e pronte a evolvere. Dunque ci si può anche contraddire, avere due idee in mente allo stesso tempo, lasciare il campo aperto. Questo il messaggio centrale che, sottolineato dal breve scritto introduttivo di Domenico Chianese, si coglie in questo libriccino. Avrebbe dovuto essere un seminario su due capitoli del suo libro "Il lavoro del negativo": l'introduzione, e il capitolo "Pulsione di morte, narcisismo negativo e funzione disoggettualizzante", ma Green ha "orrore di ripetersi", e così lasciò perdere i due capitoli e aprì la discussione spiegando ai colleghi che del negativo ci si serve sempre, anche se non lo si sa, poiché è presente continuamente e in tutti noi, ora visibilmente all'opera, ora in ombra, nel perenne movimento che la vita, fisica e mentale, comporta. Ne è nata una discussione viva, ricca di spunti teorici e clinici, di stimolo a tutti ad ampliare il campo, estendere spazio e darsi tempo, per potersi avvicinare a vedere le cose della mente così come sono, nella loro preziosa complessità.

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