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Veramente brutto questo libro che alla fin fine parla di assai poco. Alterna pagine in cui l’autrice, molto piena di se, fa dei discorsi con parole volutamente difficili con un autocompiacimento veramente fastidioso, ma alla fine ci si rende conto che sono come i discorsi di alcuni politici che parlano per mezzora, ma non dicono nulla, a pagine piene zeppe di banalità sul fatto che la gente passa tanto tempo davanti allo schermo del computer. In mezzo a tutto questo poi inserisce qua e là i suoi strali contro il capitalismo, forse dimenticando che è proprio grazie al capitalismo che le viene concesso di scrivere un libro così. Di tanto in tanto fa qualche considerazione vagamente interessante sui riflessi psicologici di questa eterna connessione alla rete, ma lo fa quasi per sbaglio, restando sempre molto generica, come se si sentisse in obbligo di alzare il tono del discorso, peraltro sempre davvero bassissimo.
Ancora un libro sulla rivoluzione tecnologica di Internet? Bastaaa, non se ne può più! E invece, no. Perché anche se lo sappiamo già, questo è un libro che ci serve a capire meglio: siamo sempre connessi e pesantemente condizionati, gestiamo ormai i nostri rapporti dalla protettiva sfera del nostro spazio privato. Dalle nostre stanze, dalla nostra postazione, davanti al monitor, facciamo tutto: viviamo anche la nostra intimità, siamo nell'ubiquità virtuale. Ma di noi facciamo vedere solo quel che vogliamo rendere visibile. Anche a costo di frammentarci, di esibire pezzi del nostro corpo. Che è diventato un post-corpo finalmente libero dai canoni estetici. Evviva! Mah? A pensarci bene, uno scenario un po' inquietante? Siamo naviganti esibizionisti. Ma protetti dall'anonimato. L'autrice ci ricorda che lo siamo diventati perché abbiamo bisogno delle visioni che altri hanno di noi. E la libertà del web dove la metti? Dalle nostre stanze connesse aggiorniamo senza posa il nostro io virtuale sui social network. Ci siamo trasformati in contatti di altri. La Rete ci include, ci sentiamo leggeri. Che bello. Ma qual è il nostro "io" reale? Vale la pena di leggere, perché non è mica tanto facile raccapezzarsi, oggi.
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