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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2012
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Credo che questo sia un grande romanzo, soprattutto per la chiarezza espositiva che lo caratterizza. I pochi personaggi del dramma vengono rappresentati in una situazione limite oggettiva, un ospedale allestito a Parigi per curare i feriti che arrivano dal fronte all' inzio della prima guerra mondiale, e soggettiva: i due "antagonisti" della storia; Ortègue e Le Gallic, stanno infatti morendo. Il chirurgo Ortègue è un luminare di assoluto valore e di non taciuta generosità appartiene alla scienza, è un positivista assoluto ed argomentante che non ammette nulla che non sia scientificamente dimostrato. L'antagonista è invece il giovane soldato Le Gallic, volontario di guerra e cugino della moglie di Ortègue, cattolico e credente molto meno incline all'argomentare: le sue idee sono la sua vita. La moglie di Ortègue, Catherine, è molto più giovane di lui e vive nell' adorazione del marito; le sue idee sono come mutuate da quelle di lui, ma non per stolida neutralità, bensì per l'amore profondo che lei prova verso il marito. Infine il giovane assistente chirurgo Marsal, che è anche il narratore, vive in un certo senso al di sotto delle idee, o all' incorcio di tutte le idee, confuso e obnubilato ma non chiuso all' esperienza. Il dramma che Bourget apparecchia con maestria e misura è il confronto fra i due moribondi Ortègue e Le Gallic; fra il brillante e lucido chirurgo positivista e l'umile soldato cattolico. Da qui sprigiona il pathos crescente della storia. Come Bourget sintetizza con ammirevole chiarezza: "Per un Ortègue, la morte é un fenomeno catastrofico, che sta fra l'agguato e l'assurdo. Per un Le Gallic é una consumazione, un compimento". Il merito di Bourget è quello di offrire questa contesa essenziale, che è soprattutto interiore per ognuno che sappia comprenderla, in modo non enfatico, offrendo argomenti ad entrambe le parti in causa. Il lettore ne rimane turbato ma consegnato alla limpidezza di sguardo che aveva smarrito, o che non sapeva di poter avere.
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