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Libro stimolante. La vergogna è qui intesa come sentimento morale: il mancato rispetto di valori e regole provoca questo malessere, questo senso di inadeguatezza per il proprio comportamento ma anche per quello degli altri. Interessante la tesi del passaggio da un mondo basato sulla vergogna (quello greco dove era importante il rispetto da parte della Comunità) a quello cristiano della colpa per poi approdare a quello attuale del narcisismo dove prevale l’esibizione e l’immagine di sé e dove si ha vergogna solo dell’insuccesso. Si potrebbe aggiungere che il narcisista è anche molto spesso pieno di superbia, indifferente alla Legge, alle regole, ai limiti. Probabilmente quindi l’assenza di vergogna è un aspetto della superbia. Il tempo attuale è quello dove “tutto è possibile”: la soddisfazione del desiderio (magari legato al consumo) senza alcun limite. L’altro non come fine ma come mezzo. Si assiste ad una caduta di umanità prima ancora di valori per cui la vergogna è rimossa proprio perché privata del suo presupposto, il comportamento etico. Più di una volta nel libro si parla del viso, della faccia che, proprio perché nuda, indifesa agli sguardi degli altri e in rapporto diretto con il corpo, esprime molto spesso i veri sentimenti del corpo. A pag. 216: “il volto è la parte privilegiata del corpo umano; è ciò che ci comunica l’essenza di un individuo”. Sappiamo fra l’altro dagli studi sulla comunicazione che fatto 100 il messaggio che recepiamo dal nostro interlocutore, solo il 10% viene occupato dal suo “contenuto”, dalle parole, mentre la restante quota è equamente ripartita fra il “tono” del messaggio e l’”atteggiamento del corpo” di chi ci parla. Lo sguardo ci dice quindi molto. A tale proposito si potrebbe fare una piccola integrazione e cioè che la chirurgia estetica molto spesso riduce la espressività del corpo e del viso rimuovendo così anche la vergona.
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