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Anno edizione: 2017
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Bello spaccato su un artista molto particolare, in cui si ripercorrono non solo gli aspetti professionali e i tanti successi discografici, ma soprattutto il lato caratteriale e comportamentale. Brava l'autrice a mettere in risalto il contrasto tra l'apparente cupezza del padre, in realtà era solo un modo per difendersi dal modo di fare particolare del mondo della musica, e la realtà di un uomo simpatico, amante della natura delle cose semplici come giocare a carte o andare e pescare. E, all'interno del libro, le dichiarazioni di tanti artisti e non che l'hanno conosciuto bene ,confermano i pensieri dell'autrice, tra tutti, ad avallare la figura di un Endrigo tutt'altro che cupo c'è il fidato collaboratore, nonché autore di tanti successi musicali x molti artisti: Sergio Bardotti. Belle le pagine che ripercorrono il crescendo dei successi musicali, così come le descrizioni dell'abbandono dell'Istria da parte della famiglia di Endrigo. Poi mi ha molto colpito la narrazione della casa a Pantelleria e dei dintorni e soprattutto le digressioni a riguardo dell'abitazione a Mentana, dove in un ambiente fiabesco è cresciuta l'autrice, con vicini di casa altri personaggi dello spettacolo con rispettive famiglie, in un connubio di arte, natura e spensieratezza che trapela fortemente. Concludo estrapolando un passaggio in cui si parla di, a mio avviso, un capolavoro di canzone: "Ci vuole un fiore"(p121) "Frate Marangi-un francescano che da anni vive a Nairobi, e si occupa dei più sfortunati- mi ha inviato un video in cui un gruppo di bambini kenyoti canta in lingua kiswahili "Ci vuole un fiore" e lo ha accompagnato con una lettera"Questa canzone la conoscevo già da tempo. Questi bimbi, ancora piccoli non riescono a collegare fiore-frutto-seme-etc, ma io da frate francescano lavoro per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. Con questa canzone ispirata, direi evangelica, i bambini, seppure ancora inconsapevolmente, mandano un messaggio a tutto il mondo" Bello
L’esistenza di Sergio Endrigo è ricostruita dalla figlia Claudia con passione e malinconia, a partire dalla nascita (avvenuta a Pola il 15 giugno 1933, da una famiglia operaia con doti artistiche e musicali), e poi attraverso i tragici avvenimenti privati e storici che segnarono la sua problematica infanzia: la morte prematura del padre, il difficile rapporto mai ricomposto con il fratello maggiore, la precarietà economica vissuta con umiliazione e sacrificio, l’esodo imposto nel 1947 dopo la cessione dell’Istria alla Jugoslavia di Tito, la separazione dalla mamma adorata, il collegio per profughi a Brindisi. Quindi il doloroso abbandono degli studi, per quanto compensato da letture intense ed eclettiche, l’apprendimento entusiastico della musica, i diversi lavori mal retribuiti. L’autrice elenca minuziosamente ogni tappa percorsa dal suo papà nel chimerico e implacabile mondo discografico: le prime incisioni, i contratti, le collaborazioni, incontri e amicizie, successi e insuccessi, delusioni e tradimenti, tournée in giro per il mondo, partecipazioni a San Remo. Ovviamente, racconta con particolare tenerezza la vita privata di Sergio: l’incontro e il matrimonio con la moglie Lula, durato trent’anni tra burrasche e riavvicinamenti, la malattia e la morte precoce di lei; il periodo felice della villa costruita a Mentana e della casa a Lampedusa. Vizi e virtù dell’uomo: i frequentissimi innamoramenti; la passione per il whisky, il vino e le carte; la timidezza e la generosità; l’abilità nel bricolage e nella cucina; l’attenzione all’ambiente e gli interessi politici; l’impaccio mai superato nel presentarsi sul palcoscenico e un’attrazione smodata per tutto ciò che proveniva dal Brasile. Infine, gli anni tristi del declino, assilli legali e finanziari, una penosa sordità che gli impediva di cantare dal vivo, l’ischemia del 2002 e l’allontanamento di amici e colleghi, fino al tumore che se lo portò via nel 2005. Il volume è corredato da una ricchissima discografia.
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