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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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Dalla penna inimitabile della narrativa contemporanea, Amélie Nothomb, un romanzo di passione che è anche una profonda riflessione sull’amore e sulla colpa.
«Non è un Gesù pop: anzi collerico, sensuale; un po' filosofo. Ma è simpaticissimo. Avere un corpo è quanto di più bello possa capitare» - Dario Galateria
“Non sono mai stato altro che me stesso, ma ho l’intima convinzione che questo potere lo possiedano tutti.”
È da questi elementi che nasce Sete, in cui, grazie alla totale libertà di scrittura e a un’inventiva sconfinata, l’autrice belga dà voce e corpo a Gesù Cristo e offre a chi legge una versione personalissima della Passione del figlio di Dio. Il Cristo di Sete è umano sopra ogni altra cosa, innamorato di Maria Maddalena, figlio amorevole e sofferente nel corpo. Arrivato secondo al Premio Goncourt e in cima a tutte le classifiche di vendita in Francia, si presenta come un libro audace e vibrante che celebra la vita ed esalta l’intricato meccanismo con cui corpo e mente sono legati. Sete è il ventottesimo romanzo a firma di Amélie Nothomb.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il Cristo descritto da Amelie Nothomb in "Sete" è un Cristo profondamente umano, incarnato senza risparmiarsi, capace tanto d'amara ironia quanto di tenerezza. La sua "vertigine del respiro" lo accosta con rispetto alla materialità ed alla fragilità umane. Esse lo rendono vicino, senziente davanti alla vita come davanti alla morte. Ho trovato particolarmente toccante e intensa la descrizione della relazione con la "mater dolorosa". Non esiste nulla di più assoluto, totale, sublime del rapporto tra una madre e un figlio. Le pagine dedicate a Maria valgono anche da sole la lettura.
Un libro tanto breve quanto intenso, l’intento della Nothomb è di mostrarci una figura di Gesù diversa da quella cui siamo soliti leggere nel Testo Sacro tuttavia non lo ritengo blasfemo, dipende da come lo si legge indipendentemente se si è d’accordo o meno.
"Il mio unico rimpianto è la sete. Lo slancio che ci spinge a bere, mi manca più dell'atto stesso...per provare la sete,occorre essere vivi. Io ho vissuto così intensamente da morire assetato. Forse é proprio questa la vita eterna." Ne viene fuori una "preghiera" sul tributo alla vita,un inno alla fragilità dell'uomo,alla gioia del corpo,all'abbandono dei sensi,alla paura,alla sofferenza,alla compassione ed a quella strana cosa chiamata "amore". Che dire? Adatto ai credenti e non....bramosi di colmare la "sete"....
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