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Senz'altro uno dei migliori libri sull'Olocausto. Nonostante gli anni già trascorsi se ne sente sempre più il bisogno. Da far leggere OBBLIGATORIAMENTE ai negazionisti
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Morto l'anno scorso a Vienna, dov'era nato, avrebbe compiuto nel gennaio scorso novant'anni: Fred Wander, ebreo austriaco, deportato nel 1942 dalla Francia ad Auschwitz, sopravvissuto al campo di concentramento, residente tra il 1958 e il 1983 nella Repubblica democratica tedesca, tornato infine nel suo paese che tuttavia non sentiva più come la propria Heimat.
Benché autore di un'opera molteplice (racconti, romanzi, letteratura per ragazzi, teatro), Wander divenne noto al grande pubblico in quanto editore dei diari e delle lettere della moglie Maxie (Una vita preziosa, e/o, 1987), scomparsa nel 1977, di cui si ricorda il famoso libro d'interviste a donne della Ddr, Ciao, bella (Feltrinelli, 1980).
Pubblicato nel 1971 a Berlino Est, Il settimo pozzo restò a lungo esaurito. Tutti i libri di Wander anche quelli di viaggio in Francia, Corsica e Olanda rimandano all'orrore dell'esperienza concentrazionaria, ma rievocano anche quel senso di solidarietà che nasceva nelle baracche. Questo elemento è particolarmente esplicito nel Settimo pozzo, un racconto che si costituisce come un epitaffio in memoria delle vittime, in quanto mostra come anche nell'ombra dell'indicibile potesse nascere la poesia. Con un'affascinante mescolanza di ratio e magia, Wander riprende l'antica tradizione narrativa connessa con la secolare persecuzione di un popolo che spesso aveva potuto contare su di un unico patrimonio, quello della parola. In una situazione senza scampo come quella del lager nazista, l'arte affabulatoria diventa il luogo dell'utopia. La cifra essenziale di questo testo è il linguaggio poetico e il messaggio indissolubilmente collegato ad Auschwitz. Wander scrive contro la rimozione e l'oblio, ma non è mosso da un senso di inconciliabilità o tanto meno di vendetta: al contrario, sa che quella tolleranza e quella umanità per le quali si è impegnato tutta la vita possono rinascere solo sulle fondamenta della memoria.
Tanto più lo addolorava dover constatare che i suoi libri fossero ignorati dal pubblico e dalla critica. "Talvolta mi viene meno il coraggio perché mi accorgo che la gente non vuole più leggere libri sul passato", mi disse nel 1992. Che qualcosa stesse tuttavia cambiando Wander ha fatto ancora in tempo a percepirlo. E, affascinato com'era dalle culture romanze, avrebbe certamente tratto conforto dalla notizia di un'edizione italiana del Ssettimo pozzo.
Hannes Krauss
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