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Lo sguardo e l'immagine. Le fotografie come documento storico - Adolfo Mignemi - copertina
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Lo sguardo e l'immagine. Le fotografie come documento storico - Adolfo Mignemi - copertina

Descrizione


L'immagine fotografica è, tra i documenti, il più «ingannevole» per quel carattere di verosimiglianza che essa mantiene in ogni sua parte e per la capacità di narrare che conserva comunque. La fotografia cioè, a differenza degli altri documenti tradizionali, può essere ritagliata, ridotta ai minimi termini, ma permarrà in essa una parvenza di realtà. Si potrà addirittura sostituire la documentazione di un evento con la sua ricostruzione, o viceversa, senza che ciò sia facilmente percepibile, creando anzi seri problemi di lettura critica dei materiali. Queste specificità sono l'oggetto dell'approfondita riflessione di Adolfo Mignemi, che nella mancanza di un approccio propriamente «culturale» individua il maggiore ostacolo a un uso corretto delle fonti fotografiche in ambito storiografico. Si tratta in sostanza di imparare a conoscere e ad accettare le forme del linguaggio fotografico, per poi affrontare la questione dell'utilizzo della documentazione visiva nella ricerca storica, sia come fonte sia come mezzo di «scrittura». Facendo ricorso a una ricca e puntuale esemplificazione, l'autore analizza gli aspetti tecnici, culturali e documentali della fonte visiva e ricostruisce il nesso tra produzione e fruizione dell'immagine. Il libro è arricchito da una significativa scelta di immagini di guerra, attraverso le quali vengono colte ed evidenziate molte delle problematiche che i materiali fotografici pongono allo studioso.
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Dettagli

2003
18 aprile 2003
227 p., ill. , Brossura
9788833914510

Voce della critica

In un saggio teso a definire e rivendicare per la fotografia un proprio autonomo statuto di fonte per il lavoro storiografico, Mignemi individua la maggiore difficoltà nella mancanza di un approccio "culturale" alla fonte fotografica. Secondo l'autore, è infatti soprattutto dall'assunzione delle forme e delle specificità, nonché dei limiti e delle possibilità, del linguaggio fotografico, che dipende l'effettivo ingresso della fotografia nella "cassetta degli strumenti" dello storico dell'età contemporanea. Riconoscere la fotografia come fonte vuol dire, innanzitutto, affrontare il problema dell'uso della documentazione visiva, rispettando i suoi caratteri specifici (tecnici, culturali e documentali) e tenendo conto dei processi di produzione e di fruizione dell'immagine. In secondo luogo, un corretto rapporto dello storico con la fonte si deve esplicare, secondo Mignemi, nel miglioramento degli archivi visivi, nella salvaguardia dei beni documentali individuati, nel rifiuto di patteggiare l'uso scientifico delle immagini con le esigenze decorative dell'edizione. Perché non capiti più che un libro su Auschwitz sia illustrato con immagini scattate in un altro campo di concentramento: un esempio fra i molti elencati in questo saggio, a evidenziare l'estrema disinvoltura con cui il mondo editoriale e storiografico considera ancor oggi la fotografia.

Francesco Cassata

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Conosci l'autore

Adolfo Mignemi

Adolfo Mignemi coordina il gruppo di lavoro sulle fonti fotografiche dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia e della rete degli Istituti storici della Resistenza e della società contemporanea. Tra i suoi lavori più recenti ricordiamo: La rappresentazione fotografica delle stragi, in Crimini e memorie di guerra, a cura di Luca Baldissara e Paolo Pezzino (2004) e Sguardi incrociati. L’Italia in guerra (1943-1945), in L’Italia del Novecento. Le fotografie e la storia, a cura di Giovanni De Luna, Gabriele D’Autilia e Luca Criscenti (2005). Per le nostre edizioni ha pubblicato Lo sguardo e l’immagine. La fotografia come documento storico (2003) e ha curato Storia fotografica della Resistenza (1995; nuova ed. 2002)...

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