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Ho passato diversi mesi in Cina, ed ho approcciato con curiosità questo lavoro; è una ciofeca, e l'autore è un fighetto snob che non mai nemmeno lontanamente pensato di provare a conoscere e capire il posto e la gente. Ci passa la sua esperienza come un incontro culturale ma in realtà non ha "vissuto" per niente il mondo che lo circondava. Guarda molta tv ma la racconta poco; non è mai stato in mercati rionali e templi; non ha/racconta incontri/approcci con donne cinesi/straniere; non nota/descrive cartelloni pubblicitari e/o negozi locali; non descrive le persone, non è andato a fare turismo; non è stato in risciò, taxi collettivi, mototaxi; sembra che non abbia scattato foto e che per 3 mesi non abbia avuto contatti con i familiari in patria; non ha mai comprato/sfogliato un giornale, andato da un parrucchiere, comprato cibo per strada (ha sempre mangiato nello stesso ristorante!); non descrive aeroporti, fiumi, auto, i trasporti industriali ed i lavoratori in campagna. Ma quale incontro culturale ha avuto? Io non so disegnare, ma ho "vissuto" molto di più i luoghi dove sono stato, e non solo quelli cinesi: ovunque sia stato. Infine, punti (indispensabili) di analisi del lavoro. I disegni B/N non sembrano ripassati a china ma consolidati a matita/carboncino ed i riempimenti realizzati spandendo a dita il nero; assenti (pare) gli ausili classici (retino, computer); apprezzamento quindi, anche se non ho gradito la semplicità che li assimila a schizzi ben fatti più che a finiti. La narrazione è quasi tutta a littering, strumentale a sottolineare la solitudine del protagonista/narratore.
Fa riflettere con ironia e riesce a calarti nella realtà cinese. Ottimo
acuto. attento. umoristico. si trattiene molte battute ed osservazioni rispetto a "Pyongyang" ma non perde certo lustro o interesse... da avere, o da scroccare a qualche amico.
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