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Pessimo libro (come spesso accade per quei testi che, in nome di una pretesa di 'verità' scientifica, confondono la 'mappa con il territorio'(Korzybski) e, nel caso della critica a Freud e la psicoanalisi avviene di sovente). Citare, tra gli altri, un personaggio come Jeffrey Masson (psicoanalista per un po' di tempo, ora si occupa di psicologia animale) a sostegno di tesi anti-freudiane, è un po' come chiedere ad un prete se crede in Dio, non produce nessuno elemento di sorpresa o di evidenza, visto ciò che questo individuo ha fatto e rappresenta ora (nel citare una sua perifrasi che afferma che Bibbia, Corano, Upanishad insieme con Marx e Freud sono diversi modi di soffocare il dissenso intellettuale, ci si da' una grande zappa sui piedi). Per non parlare delle citazioni 'cut&paste' (presentate a sostegno di una tesi anti-freudiana) completamente decontestualizzate dai contesti dalle quali provengono. Quindi, nessun 'jeu d'esprit', come vorrebbe farci leggere l'autore, ma l'ennesima riprova che sia Freud che Marx sono, probabilmente, i due autori più 'commentati' ma meno letti (da questi stessi 'commentatori') al mondo. E, se, come afferma al termine l'autore, 'il movimento psicoanalitico, credo che si allontanerà sempre di più dalla medicina' (visto i suoi rappresentanti e 'divulgatori' nel contesto della attuale psichiatria riduzionisticamente biologica, ridotta meramente ad un elenco di prescrizioni e farmaci, assoggettata com'è a 'Big Pharma') non potrà che essere un bene per la storia futura della psicoanalisi.
Bello, stimolante, ironico e "leggero". da legegre, per capire un po' di più sulla psicoanalisi e la psicoterapia in generale.
Il libro è decisamente interessante e stimolante, pur nella sua prospettiva antifreudiana. La parte deteriore è negli interventi introduttivi al testo di Sheperd, ad opera di autorevoli cattedratici italiani, i quali estremizzano la polemica antifreudiana e (addirittura) anti-Sherlock Homes, raggiungendo livelli metafisici di idiozia. Basti citare il caso di quell'illustre cattedratico-ministeriale (di cui taccio il nome) che pretende di dimostrare che Sherlock Holmes aveva sempre ragione non per reali doti deduttive ma perché era il suo autore (Conan-Doyle) a volere così! Che è come dire che l'acqua è calda perché qualcuno l'ha riscaldata. Ma il massimo si tocca quando si vuol dare la controprova della fallibilità di Holmes (e dei tipi alla Holmes come...Freud) citando un brano di un giallista italiano in cui il commisario azzarda delle deduzioni stile Holmes e viene invece sbugiardato (ma non è anche qui l'autore che vuole così?). Insomma, se si saltano queste risibili introduzioni, il libretto è decisamente interessante.
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