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Un’opera profonda, avvincente e inquietante, capace di tenere il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Intensa per lo spessore filosofico e per l’altissima tensione etica ad essa sottesa. E, pregio degno di nota, priva di qualsivoglia tono moralistico o didascalico… Ma fermarsi al messaggio presente nel libro non basta. Il romanzo di Roberto Pazzi non risulta valido solo per questo. Ciò che lo rende degno di essere considerato tra le cose più belle di questo inizio di terzo millennio è la strategia narrativa e, con essa, le atmosfere, le “astuzie” che, presenti sin dalle sue prime “produzioni”, si sono, negli anni, fatte sempre più raffinate, sofisticate e attente ad amalgamarsi con i contenuti, di volta in volta, narrati. Ne è derivata una prosa poetica che si distingue e si fa apprezzare per la “leggerezza” e l’armonia di un linguaggio personalissimo e, tuttavia, ben radicato nella grande letteratura: Proust, Poe, Borges, Bulgakov, Buzzati, Marquez, Yourcenar… Il Signore degli occhi è un libro vero, bello, ben costruito, destinato a durare… Per ora, in cima alle classifiche, ci sono altri titoli. Ci sono perché la gente li compra. Soprattutto se la televisione li benedice, attraverso l’illuminata e sapiente sentenza del tuttologo di turno. Ci sono e, forse, ci resteranno. Per qualche tempo. Poi, come è giusto che sia, spariranno. Per sempre. E dopo: altri vincitori, altri eroi dell’effimero, altri esperti raccontaballe, altri belati, altri trionfi; e un esercito di pennivendoli genialoidi scaltri e spregiudicati a spargere fumo negli occhi di tutti. E poi ancora: vaniloqui, vuoti a perdere, statistiche, gente abituata a dare numeri… Ma, al di là delle chiacchiere e delle “fragili” mode, anche a quest’ultimo, come è accaduto ai libri precedenti di Roberto Pazzi, toccherà un destino diverso: durerà nel tempo e lascerà un segno forte. Come succede al vino buono e ai classici autentici. Più invecchiano e più se ne scopre e apprezza il valore.
Semplice e rilassante, non male....Mi ha deluso leggermente la fine: avrei voluto sapere qualcosina in più sulle sorti di Marta...
"Il signore degli occhi" di Roberto Pazzi è stato premiato il 25 luglio 2004 per la sezione narrativa in occasione della settima edizione del Premio Nazionale di Letteratura Naturalistica Parco Majella che si tiene annualmente ad Abbateggio (Pe). La nota critica della giuria, presieduta da Dacia Maraini, è stata la seguente: "Il signore degli occhi e delle menti, il padrone della politica e dell'economia della nazione che si spoglia da un giorno all'altro del suo potere per vestire il saio in un convento di clausura. Su questa potente e suggestiva idea l'autore costruisce un romanzo di meditazione che mette in discussione i meccanismi apparentemente inesorabili del nostro stile di vita, tra desiderio di potere e frustrazione, alla ricerca di una diversa chiave interpretativa dell'esistenza umana."
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