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Anno edizione: 2022
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Come crisalidi che si liberano dal bozzolo del silenzio le parole femminili si dispongono sulla carta a formare un tessuto narrativo di grande rilievo. Non tutte si confessano per sollevare quella superficie di riservatezza che le protegge dalle volgari scelleratezze pubblicitarie. C'è Maria Bellonci che si presenta "elegantissima anche se è ancora mattina, molto truccata. Fredda,l'ndifferenza con cui mi guarda.Anzi,con cui non mi guarda".Afferma che lo scrittore puro è un profeta che permette la comunicazione tra passato e futuro, indicando "possibili itinerari,percorsi da esplorare".Alba de Cespedes, trilingue, è donna dallo sguardo sul mondo, appreso dagli occhi innamorati dei suoi genitori e dalla passione con cui si edificano gli ideali,"con gran amor".Ci vuole impegno e determinazione e avere il coraggio di "dire no,se si vuole riuscire in qualcosa...avere la forza di eliminare".Ma il libro si squaderna quando si ricostruiscono,attraverso i frammenti originali,le interviste della Morante e della Ortese, lo stile e le argomentazioni diventano monumenti inaccessibili al tempo.I romanzi della prima trasfigurano la realtà in una magica trasposizione onirica,"non importa come i fatti si siano svolti in realtà,importa come sono stati raccontati...il travestimento è la loro verità".La forza della sua immaginazione potenzia l'arte e la letteratura che diventano il motivo per il quale lo scrittore partecipa alle rivoluzioni che tentano di distruggere l'oppressione.Non è la scrittrice, ma lo scrittore,maschia e robusta nel pensare.Il fascino visionario della Ortese invece si esprime anche sulla concezione dell'esistenza,divisa tra spaesamento e razionalità,"siamo noi stessi,abbiamo vera identità,quando la ragione manda la sua luce fino a noi".Laddove c'è rumore,c'è violenza e la società ne è piena perché ha dimenticato l'infanzia, la fiducia e la speranza,"con I minori io darei anzi con mano stretta, ma gli lascerei intera la certezza che la loro vita sia cosa sacra".
Il volume, che restituisce la voce ad autrici fondamentali del nostro Novecento letterario, mettendo in luce non solo il loro alto spessore intellettuale, ma anche la loro personalità, è giustamente dedicato dall’autrice a Laura Lepetit, coraggiosa fondatrice delle edizioni La Tartaruga, che lo aveva pubblicato nel 1984 e, prima di venire a mancare lo scorso anno, ne ha voluto la ristampa. Rileggere, dopo quarant’anni, le interviste che Sandra Petrignani fece a undici grandi scrittrici italiane per il quotidiano Il Messaggero, ci riporta a metodi di lavoro, ad atmosfere culturali, a stili di vita pubblici e privati di altro livello rispetto a quelli odierni, e decisamente da rimpiangere. Le signore che qui si raccontavano – alcune con aperta cordialità, altre con scontroso ritegno, altre ancora con pungente ironia –, avevano in comune l’età avanzata (dai settant’anni in su), lo stesso giudizio amaramente severo sulla loro contemporaneità, e una giustificabile acredine verso “l’assenza di vero prestigio… l’imperdonabile mancanza di autentico riconoscimento” da parte dei critici, degli editori e dei lettori italiani, prevenuti riguardo al loro essere donne. In realtà, almeno quattro di loro (Morante, Ginzburg, Ortese, Romano) sono oggi considerate appartenere a ragione al nostro Olimpo letterario, e anche delle altre sette si riconosce unanimemente il valore. Probabilmente quarant’anni fa non era così, se Petrignani asseriva nell’introduzione all’edizione del 1984: “Ciò che raccontano di sé disegna nell’insieme una comune condizione di isolamento, delle donne fra gli uomini, ma anche delle donne fra le donne. Sono quasi tutte isolate sulla roccia dei libri che hanno scritto, nel silenzio che le circonda o di cui hanno voluto circondarsi”.
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