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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2012
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Rari sono i libri che amo rileggere. Tra questi certamente "Sinistri". Perché la prima volta tiene con il fiato sospeso, dalla prima all'ultima pagina, per scoprire che nulla è come si potrebbe ipotizzare, ma ancora peggio. Poi lo rileggi perché c'è un filo sottile che va oltre la trama del romanzo, che lega i (10) racconti nel racconto e lo vuoi scoprire; poi perché quei 10 racconti sono minuziosi cammei di generi letterari, un bel saggio di buona scrittura senza presunzione; poi perché ci si perde a indovinare le citazioni più o meno nascoste e disseminate ovunque di fatti e persone del passato; poi perché i tanti livelli dell'architettura del romanzo (la narrazione del presente nel 2023, le schede della Banda dei Nove, i racconti del manoscritto) sono magistralmente incastrati e integrati; e poi perché è necessario trovare tra quelle righe l'umanità, nascosta nella lettura di un passato e di un futuro sinistri, che resta l'unico modo per non soccombere al disumano che è già qui.
Già il precedente romanzo dei Tersite Rossi era stato una bella sorpresa, con Sinistri - fantapolitico purtroppo molto attuale e spesso angosciante sul nostro prossimo futuro - si confermano come una delle più belle novità letterarie italiane. Da tenere d'occhio assolutamente e seguire nei prossimi lavori.
Si possono dire molte cose a proposito di Sinistri. In primo luogo, è difficile individuare chi ne sia il protagonista; ma questo non è, di per sé, un difetto, poiché, in fondo, protagonisti di questo libro sono tutti i personaggi che si incontrano nella lettura, così come lo sono, ahimè, tutti gli italiani. In secondo luogo, c'è una storia principale, ambientata in un 2023 tanto surreale quanto drammaticamente possibile: al Governo spadroneggia il leader di un fantomatico Partito della Felicità, che ambisce all'eliminazione di ogni conflitto e di ogni opposizione, quasi in uno scenario alla Jack London (quello, per intendersi, de Il tallone di ferro). Questa storia, molto breve, e a suo modo brutalmente semplice, viene inframmezzata da dieci rapidi racconti, in verità più complessi, che vengono letti da uno dei protagonisti e sono collocati in dieci diversi momenti della storia d'Italia, anche se sembrano precorrere l'attualità nel senso di un comune destino che non può che avverarsi e ripetersi ancora. In terzo luogo, c'è l'assunzione esplicita di una chiave trasversale evidente, tutta pasoliniana: da un lato, essa si esprime nella presenza trasversale di una sessualità rapace, che strumentalizza ogni rapporto e "corona" un più generale processo di mercificazione e di impoverimento spirituale; dall'altro, si traduce nel tema dell'inestricabile corruzione dei poteri e dell'altrettanto perverso intrecciarsi degli interessi, pubblici e privati, e delle aspirazioni politiche, tanto rivoluzionarie quanto conservatrici. In altre parole: Scritti corsari e Petrolio, in un agile mix di scrittura che ci offre un buon saggio di una tipologia ormai affermata di nuovo e "agghiacciante" romanzo pop.
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