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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2010
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non capisco i voti così alti a questo libro. Temo che Rampini sia così quotato che faccia sopravvalutare ogni suo libro ... Lo stile è scorrevole ed il libro in generale è una somma di piacevoli aneddoti derivati probabilmente dall'esperienza diretta di Rampini. Ma il problema è proprio questo: il titolo SLOW ECONOMY trova riscontro solo nell'intoduzione in cui ci viene raccontato che negli USA sono messi male (aumento dei corsi di cucito). Poi veniamo a sapere delle cure sanitarie ai bambini cambogiani, della guerra civile in Vietnam, degli islamici cinesi, del turismo in Tibet, delle donne indiane stressate, ma non si capisce tutto questo cosa c'entri con il titolo del libro del quale si perde immediatamente il filo logico. La conclusione poi manca e pare che Rampini concluda dicendo: sta andando tutto a rotoli e non ci resta che "sperare" che qualcosa cambi. Concludendo possiamo dire che è un diario, ed anche interessante; ma si ha la sensazione che sia stato "messo insieme" per ragioni editoriali di cassa...
Lo stile di Rampini è sempre efficace, fluido, piacevole e interessante come del resto lo sono i suoi racconti su questo o quel paese asiatico protagonisti sempre in positivo di crescita, rinascita, sviluppo sociale ed economico. Il taglio giornalistico sintetico e preciso e la sua esperienza asiatica pluriennale permettono al lettore di viaggiare con la mente standosene comodamente in poltrona o sotto l'ombrellone come se vivesse realmente quelle realtà. Davvero affascinate. Due critiche. 1) Ok il fascino per l'oriente ma il confronto con l'occidente mi è sembrato davvero troppo impietoso. 2) Mi sfugge quale dovrebbe essere REALMENTE l'insegnamento tratto dall'Oriente a parte recuperare l'acqua della pasta e farsi (per chi può) l'orto in casa. Dai, siamo seri...
CONSIGLIATO, come tutti i libri di Rampini!!!
Recensioni
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Dopo la grande recessione che ha colpito il mondo intero, l'Occidente si trova a fare i conti con un modello di crescita rivelatosi fallimentare, centrato sulla corsa al consumo e sull'indebitamento, che ha precipitato i cittadini nel caos e nella paura. Federico Rampini, in questo suo nuovo saggio, sostiene che se a vacillare è un intero modello di vita, l'Occidente può forse cogliere un'opportunità di salvezza guardando a Oriente: a Paesi tornati a essere interlocutori imprescindibili, in primo luogo Cina e India (la Cindia di un precedente successo dell'autore), ma non solo. è qui che entra in gioco la Slow Economy, ovvero la via a uno sviluppo diffuso e sostenibile, volgendo sempre lo sguardo a una millenaria saggezza orientale fatta anche di risparmio e frugalità.
Dopo gli ultimi cinque anni trascorsi a Pechino come corrispondente di Repubblica, Rampini, che ora lavora a New York, descrive la nuova realtà lenta e a misura d'uomo dell'economia globale come un processo nel quale non sarà più soltanto il Pil a dettare legge nelle statistiche sul benessere dei Paesi. Considerare anche altri parametri, come quelli della felicità dei cittadini e del rispetto dell'ambiente, può essere secondo l'autore anche un vantaggio per tutti. In uno scenario di crisi nel quale a fine 2009 l'Italia è ancora immersa, questo libro sottolinea l'esempio virtuoso dei Paesi orientali: Cina e India che continueranno ancora a crescere, il Giappone che, con il nuovo governo al potere dopo 40 anni, promette di recuperare, e le nuove economie dinamiche di Vietnam e Cambogia.
Rampini ripercorre luoghi e storie in cui Occidente e Oriente si sono lasciati contagiare reciprocamente, in un avvincente viaggio nella memoria e nel futuro. Il cammino esposto in queste pagine ci avvicina a popoli e luoghi tanto remoti, traendo da essi spunti e suggerimenti per trasformare l'uscita dalla crisi in una vera rinascita. Come i racconti sull'estrema frugalità dei cinesi nei consumi: riutilizzare l'acqua di bollitura del riso per innaffiare le piante, utilizzare il lato libero di un foglio usato per le fotocopie, sono esempi di una mentalità attenta al risparmio e al riciclo che la Cina di oggi si porta appresso dal suo recente passato rurale e prevalentemente agricolo. La stessa mentalità slow Rampini la rintraccia nell'orto biologico allestito alla Casa Bianca dalla moglie del Presidente, Michelle Obama. In quell'esperimento domestico e familiare, il giornalista intravede lo spirito della slow economy che verrà: lotta agli sprechi, ai pesticidi, attenzione alla qualità del cibo e alla sua provenienza, campagna contro un'alimentazione ipercalorica fonte di tanti problemi di obesità tra gli americani.
Se sulla ricerca nelle energie rinnovabili e sulla qualità dell'istruzione secondaria la Cina sta superando l'Occidente più evoluto, molti americani stentano a riconoscere questa nuova supremazia per la vecchia abitudine a «credere che l'America sia il numero uno in quasi tutti i settori». Molti negli States ragionano ancora come venti, trenta anni fa. Molti tranne Barack Obama, consapevole delle svolte in atto. E questo bel saggio del nostro inviato analizza proprio il "passaggio di consegne" da Ovest a Est. Quando descrive il suo viaggio da Pechino a New York, scrive che è stato «come fare un salto nel passato». Il vecchiume dell'aeroporto e degli aerei newyorkesi, il decadimento della rete stradale-autostradale, il metrò scassato e maleodorante sono i segnali che in fatto di infrastrutture la Cina stravince la sfida con l'America. E questo confronto sorprendente, induce Rampini a indicarci la strada per ritrovare la modernità e l'efficienza smarrite.
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