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I presupposti per una vita vincente non mancano, ma il licenziamento in tronco di Oscar e la scoperta della sterilità di Lidia determineranno il crollo per erosione del loro matrimonio. Seguiranno disavventure professionali e personali per Oscar che si troverà a dover combattere contro dei nuovi nemici: “l’alcolismo, il suo guardaroba fermo a sedici chili prima, sua moglie”, centosettantaquattro centimetri di bellezza frammista ad acidità, insoddisfazione cronica ed isteria silente. Come nel caso dei minimalisti, potremmo vedere nel romanzo di Vito Introna la rappresentazione della disgregazione del reale, della frammentazione della quotidianità e dei rapporti umani. Una violenta critica al sogno capitalistico che ci vorrebbe tutti affermati, vincenti, felici e che si incarna nella figura di Oscar, “un emigrato al contrario”, costretto a trasferirsi in uno sperduto paese in provincia di Taranto, tra gente che non conosce, usanze che non capisce e un opprimente senso di solitudine. Attraverso sbornie colossali, risse, puttantour ed interminabili giornate al bar davanti ad una bottiglia, Oscar appare come un autentico strumento di denuncia universale della crisi dell’uomo contemporaneo. La sua storia sembra lo specchio della precarietà e delle incerte condizioni di vita di molti quaranta-cinquantenni. Tuttavia all’Autore non manca la vis comica, la capacità di sorridere, se pur amaramente, davanti alla desolazione della vita, ironia che si giustappone alla crudezza della resa realistica. Tema dominante di tutta la storia è la precarietà, non solo in ambito occupazionale, ma anche affettivo, di una generazione quotidianamente sacrificata, messa ai margini della vita pur essendo dotata di immense potenzialità.
Il trasferimento del milanese Oscar Molteni dal nord verso il profondo sud italiano rappresenta una metafora della discesa dello stesso Oscar negli abissi della propria anima e delle proprie esperienze: la fine del proprio matrimonio, le avventure tragicomiche senza amore, le difficoltà di integrazione in una realtà così diversa, i problemi di lavoro e salute… Eppure questo sud così bistrattato e questi abissi così oscuri non finiscono mai di riservare sorprese, a volte degne di essere vissute… Narrato con umorismo e una prosa estremamente scorrevole, “Smalto rosso fuoco” è il bellissimo racconto dell’umana risalita da una crisi profonda, che tutti, o quasi, abbiamo attraversato almeno una volta. Lettura piacevolissima e consigliata.
Anche le storie d’amore più belle possono finire, lo sa bene Oscar Molteni, che vede il suo matrimonio sgretolarsi senza aver voce in capitolo. Smalto rosso fuoco è una storia avvincente, che cattura il lettore pagina dopo pagina. I personaggi sono verosimili, pieni di debolezze e non si può che immedesimarsi nelle loro vicende e tifare per il loro riscatto.
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