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                                            Pieraccini, figura di primo piano nel Psi fino alla metà degli anni settanta, ministro nei governi di centrosinistra, direttore dell'"Avanti!", stretto collaboratore di Nenni, fa notare all'intervistatore il carattere del libro che verrà fuori dal lungo colloquio: "Mi scuso se in questo rievocare il passato qualche volta il ricordo personale affiora spesso sulla pagina. Ma questo non è un libro di storia, è un libro di riflessione ma anche di vita". In effetti s'intrecciano tre dimensioni: la riconsiderazione di svolte cruciali nella vicenda del Psi, l'autobiografia di un militante e le meditazioni che il senno di poi suggerisce. Con gli anni il clamore e l'asprezza si sono attutiti: subentra una saggezza che arrotonda gli spigoli. È però quanto meno semplificante l'interpretazione di un Gramsci, che, insistendo sull'"egemonia", si sarebbe sforzato di "trovare soluzioni democratiche diverse dalla dittatura". Colpisce invece l'equilibrio con cui si soppesano i vari aspetti della fase craxiana: il progetto del leader autonomista si sarebbe svuotato "per i molti errori e per l'assorbimento di tutte le energie nell'azione del governo". In appendice sono riprodotte lettere dell'archivio personale. Spicca, per la consueta forbita malizia, la rettifica di una didascalia a una foto, inviata il 23 gennaio 1962 da Umberto Terracini al quotidiano socialista. Non raffigurava la platea del Teatro Goldoni nel 1921. La nuova formazione, il PCd'I, esordì infatti al San Marco, dove dai "larghi squarci del soffitto" cadeva la pioggia sui convenuti, mentre al Goldoni "dai festoni fioriti e multicolori massimalisti e riformisti riconfermavano la loro unità, non prevedendo quanto labile e transeunte essa sarebbe poi in realtà stata".
  Roberto Barzanti
                                        
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