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Piccolo gioello del pensiero di Chul Han. La stanchezza dell'epoca tardo moderna sarebbe dovuta ad un eccesso di positività. La società non è più quella disciplinare, la gabbia di ferro di Focault, tuttavia nella nostra società della prestazione i soggetti devono comunque sottostare ad una dominio non meno pervasivo, anzi. Il poter fare illimitato illude gli esseri umani odierni e la depressione ne è il risultato: troppi stimoli, troppe pretese, il soggetto non può che esplodere. Il burn out allora esprime l'anima esaurita, sfinita, la stanchezza del poter fare, che si manifesta nella noia profonda, certo incentivata dalla società consumista. é tuttavia ancora possibile uscire da questa gabbia, ma la decisione deve partire dal singolo: fermarsi, contemplare, non-fare. Solo così può nascere un'azione non-reattiva, ma autenticamente creativa. Consigliato a chi non vuole restare schiavo di quest'epoca
Ricco di spunti di riflessione molto interessanti, sfortunatamente ho avuto l'impressione che buona parte del libro costituisse uno sfogo da parte dello scrittore per polemizzare ingiustamente contro altri filosofi. Per non parlare del finale che conclude in maniera approssimativa un saggio che avrebbe potuto riscattarsi proprio in quell'occasione. Mi aspettavo di meglio.
Alcuni spunti di riflessione molto interessanti, sfortunatamente ho avuto l'impressione che buona parte del libro costituisse uno sfogo da parte dello scrittore per polemizzare ingiustamente contro altri filosofi. Per non parlare del finale che conclude in maniera approssimativa un saggio che avrebbe potuto riscattarsi proprio in quell'occasione. Mi aspettavo qualcosa in più.
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