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L’ultimo libro pubblicato in Italia di Aleksandr Dugin è Teoria e fenomenologia del soggetto radicale, in cui il filosofo russo riprende l’eccezionale intuizione di Evola dell’uomo differenziato già concepita nel 1961 ed esposta in Cavalcare la Tigre. Il Soggetto Radicale non è altro che l’uomo della Tradizione che si trova a vivere nel mondo post-moderno, circondato dai suoi falsi miti del benessere, del progresso e della globalizzazione. Dugin, quindi, rende omaggio al filosofo romano che seppe anticipare fin a partire dal 1934, con Rivolta contro il mondo moderno, i tempi della decadenza, del kaly yuga cioè dell’epoca della dissoluzione e della massificazione, in cui solo un nuovo particolare tipo umano sarebbe sorto dalla mediocrità e dal livellamento morale che ha contraddistinto la modernità a partire dall’affermazione dell’Illuminismo e degli “immortali principi” del 1789. Ci troviamo a vivere quindi, in un mondo dove si è perduto ogni senso del sacro, in cui l’utilitarismo e l’economicismo fanno da padroni, dove persino i rapporti umani sono mercificati, e la ideologia dei diritti civili prende il sopravvento su una concezione normale e tradizionale della società. Dugin chiarisce che la sua non è una posizione reazionaria, ma per usare una formula semplicistica è quella del «rivoluzionario conservatore» cioè di chi conserva principi, idee, valori che sono validi in eterno, ma vedendoli tramontare nella realtà odierna si adopera affinché risorgano, come l’aurora succede sempre anche alla notte più lunga. Nel libro viene citato lungamente Nietzsche, anticipatore della «morte di Dio», del nichilismo e della necessità di una nuova tavola di valori che si realizzi nell’edificazione del Superuomo, concetto spesso frainteso, ma che Evola descrive come «vincitore di Dio e del Nulla», un demiurgo che sappia trovare in sé la forza per la costruzione di una nuova società basata qualità aristocratiche. Libro consigliato per comprendere il momento storico in cui viviamo.
Un opera straordinaria, indispensabile per sopravvivere alla postmodernità.
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