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Credo si tratti di una piacevolissima provocazione quella di Nuccio Franco.La mia religione e quella musulmana non permettono un rapporto tra appartenenti ad opposte religioni, tantomeno il matrimonio.Tuttavia,pur essendo molto scettico, mi piace pensare che ciò un giorno potrà essere possibile.Quanto al libro, lineare e scorrevole, dipinge bene i personaggi dando ad ognuno di essi una forma che si fa quasi materia.Bello.
Il libro è ben scritto e la mano dell'autore, oltre che la fantasia, davvero unici. Tuttavia a tratti il sogno mi sembra eccessivo, si prefigurano scenari incompatibili con una situazione che forse non avrà mai fine. I problemi legati alle guerre sono più politici che sociali ed a questi l'autore sembra indulgere eccessivamente in una prospettiva a tratti eccessivamente visionaria della realtà, del futuro. L'ho letto trovandolo interessante ma eccessivamente utopistico, ma utopia intesa come accezione positiva. Il messaggio è forte, certo, ma ci sarà qualcuno in grado di recepirlo sul serio?? Buono. Amina
Nuccio Franco costruisce in maniera brillante un racconto, quello di due amici per la pelle (un italiano ed una musulmana)Un villaggio modello, irrealizzabile agli occhi dei più che "ospita" momentaneamente un amore che a tutti sembrerebbe quasi impossibile, come può essere quello tra una musulmana e un ebreo. L'esempio del villaggio fornisce anche lo spunto ideale all'autore per una cronaca minuziosa e spesso drammatica (vedi i soprusi dei soldati e la violenza ingiustificata dei kamikaze) di quello che accade in Israele. Ma il percorso per arrivare a Nevè Shalom non è solo fisico, ma anche e soprattutto spirituale. Da Hebron a Gerusalemme fino a passare sotto l'Arco dell'Ecce Homo. Uno dei tre protagonisti, l'italiano Jan, parla in prima persona, narra le vicende come in un diario. A lui stesso, prima di intraprendere questo viaggio, venivano dei dubbi sull'esistenza del villaggio. Il suo è un cammino di fede, costellato anche da altre prove che troverà, prima di giungere ad una sorta di terra promessa, a quel villaggio dove i sogni di pace sono diventati una bella realtà da imitare. Il suo percorso spirituale può essere letto come il cammino interiore dell'autore. Dei tre personaggi principali, Jan è l'unico a non rivelare e a non esprimere apertamente la propria fede. Ma pur non svelandola, nell'immergersi in questo percorso è tormentato, è alla ricerca, è in ascolto, è in attesa. Non passiva, ma attivissima, dinamica. Gli effetti del conflitto non li vede solo all'esterno, mentre viaggia, ma li vive nel suo interno, nel suo intimo. Il darsi incondizionatamente agli altri ed il vivere rapporti che vadano oltre i pregiudizi sono il succo di quanto detto da Gesù nel Vangelo di ieri: "Amerai il tuo prossimo come te stesso ". Il libro ha, dunque, due chiavi di lettura, diverse ma non opposte, anzi complementari. L'una l'educazione alla pace, 'altra il cammino di ognuno di noi, le domande che ci poniamo, le risposte che cerchiamo.Antonio
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