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Tra le tre e le quattro stelle … e allontano l’ombra che con il suo sarcasmo mi racconta che non troverò mai ciò che ho sempre ritenuto possibile trovare. E così devo inventare la vita e amarla, anche se i miei pensieri fuggono verso una libertà diversa da quella in cui vivo. La solitudine della Luna, Paolo Pergolari Bauschan è il cane della discarica. Non è così che si chiama, ma certo questo è il nome che più gli è rimasto addosso. Bauschan pensa e 'filosofeggia'. Ma non sa parlare. Allora si inventa mille espedienti per farsi capire. In realtà, Bauschan non vede che non è perché lui non parla che non viene capito. Non lo capirebbero nemmeno se parlasse. Bauschan è la metafora di un’umanità che, a volte, si trova laddove meno ce la si potrebbe aspettare. Un’umanità sola e incompresa, che deve trasformare in destino la vita che gli è toccata, pur avendone immaginato, di destino, uno ben diverso per se stessa. Un altro che tuttavia non si 'realizza'. Allora questo destino diverso da quello sperato lo si affronta come meglio si può, con i compagni che sono toccati in sorte. Bauschan vi aspetta alla discarica, insieme ai topi squittenti e alle danzanti mosche carnarie, ai personaggi che di tanto in tanto fanno capolino nella discarica. Lì, ci aspetta Bauschan, in compagnia di una luna sola quanto lui, dei ricordi, ma, soprattutto, di rifiuti innocenti e della sua enciclopedia mai finita. Andatelo a trovare, il cane della discarica. Scoprirete che ha molto da raccontare, nonostante non sappia parlare.
In questo lungo racconto l'Autore si trasforma in un cane che le vicissitudini della vita confinano a vivere in una discarica. La "metamorfosi" è così riuscita che sembra di vedere l'animale scodinzolare tra i rifiuti in cerca di qualche scarto e attraverso essi immagina la vita che questi oggetti ormai abbandonati all'oblio avranno avuto. Il ricordo del suo padrone e la nostalgia di un affetto ormai perduto lo esortano a fuggire dalla discarica per incontrare la città. Ma la città così minuziosamente descritta, in realtà amplifica la sua solitudine e la sua tristezza di fronte all'indifferenza e alla ineffabile corsa degli esseri umani verso una felicità inconsistente. E allora il cane se ne torna alla sua discarica, alla carcassa d'auto elevata a cuccia e si accontenta di vivere con i topi suoi amici e con le cianfrusaglie abbandonate. Ho trovato in questo libro - a parte la singolarità della immedesimazione dell'Autore in un cane -, una poetica della narrazione e descrizioni molto particolareggiate e minuziose che denotano una capacità di "vedere" al di là dell'apparenza. Le riflessioni che il cane-protagonista compie e la sua sensibilità nei confronti degli esseri umani lo rendono quasi più umano degli umani piuttosto indifferenti , scostanti e dis-umani. Il cane-autore ci mostra allora che è più confortevole e dignitoso vivere e accettare la discarica e le persone semplici e respinte dalla società (la zingarella che gli offre un pezzo di pane, il viandante a cui piacevano i libri) piuttosto che una realtà vuota di valori, comprensione, empatia e generosità fraterna.
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