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Si tratta indubbiamente di uno dei grandi capolavori della storiografia sull'impero spagnolo e, seppur ormai abbia superato i 40 anni di età, di un libro ancora utilissimo per conoscere il funzionamento della macchina imperiale sotto Filippo II. La scrittura è brillante e il costante ricorso alla documentazione privata (epistolari, rendiconti, impressioni di ambasciatori stranieri) movimentano la narrazione e contribuiscono a rendere estremamente piacevole la vita di un monarca sedentario, "un ragno che se ne sta al centro della sua tela" (p.39), così diverso dall'avventuroso cavaliere che era stato suo padre Carlo V. Tuttavia ci sono un paio di motivi che mi impediscono di dare al libro il punteggio massimo che - altrimenti - meriterebbe: prima di tutto, la traduzione ormai piuttosto agée, che andrebbe effettivamente rivista quantomeno nelle sue grafie più arcaizzanti. In secondo luogo alcune imprecisioni di cronologia e successione dinastica che punteggiano alcuni snodi secondari della vicenda. Per intenderci: al momento del concepimento di Don Giovanni d'Asburgo, suo padre Carlo V (1500-1558) aveva 47 anni, e non 57 come sostiene erroneamente a p. 129; Enrico I d'Aviz (1512-1580), successore al trono del giovane Sebastiano I del Portogallo (1554-1578), ne era il prozio paterno, e non il fratello, come si legge a p. 171. O ancora, il successore di San Luigi IX di Francia (1214-1270), nel lontano 1270, era suo figlio Filippo III (1245-1285), e non Filippo II (1165-1223), come si legge a p. 233. Si tratta certo di semplici lapsus, sviste occasionali che riguardano questioni accessorie, non incidenti sullo sviluppo dell'argomentazione dello storico, che anticipa la propria risposta a possibili obiezioni già nella prefazione, con le parole di Hugh Trevor-Roper: "qualsiasi libro degno di essere ristampato p[uò] permettersi il lusso di mostrare la propria età". Il libro di Parker è senz'altro uno di questi.
Questa biografia scritta in modo tradizionale (lontanissima, per fare un esempio, dal "San Luigi" di Le Goff) riesce comunque a descrivere un ritratto nuovo e moderno del più potente re della seconda metà del '500, Filippo II di spagna. Tra politica e vita privata Parker riesce a fondere le diverse caratteristiche di quest'uomo eccezionale in un filo che si dipana senza perdere di vista il risultato, cioè uno sguardo il più possibile univoco sull'uomo. I dettagli della vita privata, la sua dedizione al lavoro nonchè l'ironia testimoniata da molte delle sue comunicazioni private contribuiscono a meglio delineare i contorni di questo sovrano, che per qualche breve istante prova a scendere dal suo trono e a camminare insieme agli uomini comuni.
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