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Anno edizione: 2021
Anno edizione:
Anno edizione: 2023
I tiranni estirpano i cuori. I governanti sacrificano il proprio.
La principessa Hesina di Yan ha sempre desiderato sfuggire alle responsabilità della corona, per vivere nell'anonimato. Ma quando il suo amato padre muore, viene gettata nell'arena dei giochi di potere e diventa all'improvviso sovrana di un regno incredibilmente instabile. Per di più, Hesina è convinta che il re sia stato ucciso, e che l'omicida sia qualcuno che le è molto vicino. La corte è piena di ipocriti e delatori che non vedono l'ora di approfittare della morte del monarca per accrescere la propria influenza: ciascuno di loro potrebbe essere l'assassino. I suoi consiglieri vorrebbero che Hesina accusasse il regno confinante di Kendi'a, il cui governante ha già radunato le truppe per la guerra. Determinata invece a trovare il vero colpevole e con qualche dubbio sulla fedeltà della sua stessa famiglia, Hesina compie un gesto disperato: si rivolge a un'indovina, il Giaggiolo argenteo. Un atto di tradimento, punibile con la morte, poiché la magia nel regno di Yan è da secoli vietata dalla legge. Seguendo le parole della veggente, Hesina chiede aiuto ad Akira, un delinquente patentato dalla mente brillante e acuta, un detenuto che nasconde più di un segreto. Il futuro del regno di Yan è in pericolo: riuscirà Hesina ad avere giustizia per suo padre? O il prezzo da pagare sarà troppo alto?
Mi dispiace, ma proprio non ci siamo
Credo di essere una delle pochissime persone che salva questo libro. Ha dei difetti per carità, però non è per niente brutto. Anzi, l'ambientazione asiatica/fantasy/storica è davvero ben descritta e il percorso che la protagonista sceglie per scoprire la verità è coinvolgente. Non sono d'accordo con molte recensioni che dicono, ad esempio, che il motivo per cui gli indovini sono odiati non venga spiegato mentre invece è scritto a pagina 12. Il più grande difetto è l'essere un volume unico. Se la storia fosse stata scritta su più libri, allora ci sarebbe stato maggiore spazio per approfondire tutto al meglio. Lo consiglio maggiormente a tutti coloro che sono attratti dall'Asia.
Il mio professore di filosofia si divertiva fino al limite del sadismo a deliziarci con domande sugli assoluti. Qual è il senso della vita? Cos'è il Tempo? Dio esiste? E così via, sorridendo sardonicamente davanti alle nostre facce ebeti. La sua frase preferita, il suo primo credo, era: "La verità sta nel giusto mezzo." Ed è proprio la verità, ad essere croce e delizia de "La stirpe della gru". Le disavventure in cui incappa la protagonista hanno tutte origine, quintessenza, motivo di esistere, e fine a partire dalla verità. Detta, taciuta o distorta che sia. Le bugie hanno le gambe corte, o il naso lungo. E Joan He ha redatto un intero romanzo su questo concetto, ampliandolo, saturandolo, creandoci una storia tutt'intorno. Personaggi, trama, scarna ambientazione, sotterfugi e colpi di scena sono tutti al servizio dell'argomento principe, vero protagonista indiscusso. Dov'è la verità? Cosa comporta? Esistono bugie necessarie, degne di essere dette? Fin dove può portare un inganno? "La stirpe della gru" si inchina a queste domande filosofiche. E sacrifica tutto il suo potenziale in nome di essa. Non sono i personaggi - chiusi in schemi prestabiliti e appiattiti da questi - ad agire di propria sponte; seguono piuttosto un cammino già segnato per loro, all'interno del binomio Verità/Inganno. E per tutto il romanzo, sembra non facciano altro che mentire, o sputare verità. E subire le conseguenze di queste loro scelte. È la Verità ad essere inseguita, nascosta, rivelata, tradita, manovrata da doppio o triplogiochisti, fino ad essere elevata a principio assoluto etereo e perfetto. Ed è talmente prorompente e fulgida, da far sbiadire tutto il resto. Personaggi che non entrano nel cuore del lettore, resi vivi più dal loro ruolo nella storia che per sé stessi;assenza di una vera ambientazione;trama falsamente complessa, che in realtà si riduce sempre e solo a quel primordiale binomio di Verità o di Inganno.E pensare che bastava ricordare che "la verità sta nel giusto mezzo.
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