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E'senza dubbio uno dei testi più interessanti che si possano incontrare sull'argomento: la storia dal punto di vista degli sconfitti, ma soprattutto alcuni retroscena su entità delle forze in campo nella situazione pre bellica che fanno reinterpretare le strategie dell'Asse, da sempre descritte dalla storiografia anglosassone ridotte alla pura follia suicida di Hitler a posizioni più logiche. A mio avviso l'etichetta di "revisionismo" è eccessiva ed scaturita da una lettura superficiale.
Libro sicuramente complesso e che presuppone una conoscenza approfondita dell'argomento.L'autore analizza con stringente logica il concatenarsi dei fatti strategico-politici della 2^Guerra Mondiale secondo la classica interpretazione del conservatorismo ( o revisionismo... ) tedesco.Opera assolutamente fondamentale per comprendere il 'modus operandi' delle grandi potenze e lo svolgimento strategico-militare della guerra.I suoi difetti risiedono come e' ben evidente nella assoluta assenza dalla narrazione delle nefandezze compiute dal regime nazista specie sul fronte dell'Est,nel ruolo insignificante assegnato all'Italia e nella mancanza di una descrizione dettagliata delle varie campagne militari. Sicuramente una sintesi prestigiosa e brillante ben lontana dagli stereotipi retorici di certa storiografia anglosassone
Un libro davvero indecente. Il lavoro dovrebbe essere destinato ad un pubblico che conosce già molto bene le vicende e la cronologia della IIGM e dovrebbe riguardare i retroscena politici e diplomatici di quel periodo. Dico "dovrebbe" perchè nonostante il sottoscritto abbia una buona conoscenza di insieme della IIGM alla 150ima pagina non avevo ancora capito dove l'autore vuole andare a parare per quanto è contorto il testo. Lo sconsiglio caldamente così come sconsiglio caldamente l'acquisto di qualunque libro edito "Laterza" della serie brossura. 3 libri che ho comprato su 3 si sono rivelati tutti di livello assolutamente bassissimo.
Recensioni
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(recensione pubblicata per l'edizione del 1987)
recensione di De Luna, G., L'Indice 1988, n. 9
C'era molta curiosità intorno alla traduzione italiana di questo libro di Hillgruber, uscito in Germania nel 1982. A sollecitarla era stata la recente polemica sul "revisionismo" tedesco nella quale Hillgruber - con le sue considerazioni sull'ultima fase dei combattimenti tra nazisti e sovietici sul fronte orientale - aveva recitato un ruolo di primo piano. Si sperava che il lettore italiano potesse finalmente attingere in modo diretto alle fonti e alle ipotesi di lavoro che erano servite a Hillgruber per l'impianto delle sue tesi sull'Olocausto e sul suo rapporto causale con l'avanzata dell'Armata Rossa . In realtà il libro fornisce pochissimi spunti in questa direzione, collocandosi per contro in un ambito storiografico ampiamente dissodato, all'interno di quel filone diplomatico-militare che ha dato i suoi frutti migliori intorno alla meta degli anni '60.
L'assunto di Hillgruber è esplicitato subito all'inizio con molta chiarezza. Egli trascura gli aspetti ideologici del conflitto - il suo essere una "guerra civile mondiale" - per privilegiarne il versante geopolitico di "lotta tra le grandi potenze per allargare o affermare la loro posizione nel sistema internazionale e le rispettive sfere di interessi". È un approccio che pur se sviluppato con la precisione e l'acume dello storico di razza, nel suo riduttivismo finisce con negare a Hillgruber la possibilità di cogliere nel conflitto mondiale quel carattere di "totalità" che ne fa veramente una rottura storica senza precedenti in altri eventi militari. Non solo. Il carattere "totale" indica nella guerra il momento in cui si disvelano in tutta la loro efficacia i meccanismi profondi della grande "trasformazione" sottolineata da Poliany: Hillgruber sorvola su questi aspetti, confrontandosi solo con gli esiti politici (la rifondazione del sistema internazionale intorno al bipolarismo USA-URSS) di quel processo.
Per il resto, in molti punti il libro e sorretto da un'acuta finezza interpretativa. Le considerazioni sulle motivazioni alleate della "resa senza condizioni" chiesta alle potenze dell'Asse dopo Casablanca sono ampiamente condivisibili e parzialmente innovatrici per quanto riguarda le conseguenze sulle opposizioni interne antihitleriane. Cosi l'analisi di Hillgruber sul rapporto tra Hitler e la grande industria, che ci restituiva la sensazione di trovarsi di fronte a un centro di potere che preesisteva a Hitler e che gli sarebbe sopravvissuto intatto. Qualche slancio giustificazionista c'è: "Confrontata con i crimini ordinati dallo stato tedesco quando era già completamente vinto - scrive Hillgruber -, la pressione e la tormenta ideologica, economica e politica che le potenze vincitrici scatenarono sui tedeschi, a est come a ovest, sembrò fin dall'inizio talmente violenta che qualsiasi tentativo di salvaguardare un'unità statale nazionale dei sopravvissuti alla catastrofe... apparve disperato alla maggior parte dei tedeschi". E qui, azione e reazione si confondono, facendo balenare per un attimo "il passato che non vuol passare".
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