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Anno edizione: 2023
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Nella storia di Anna Di Vittorio c’è tutta la strage di Bologna. Dopo la sentenza Cavallini e la condanna di Bellini, Paolo Morando racconta la più grave strage della storia italiana, che per la prima volta ha mandanti e organizzatori. Nell’agosto del 1980 sembrava che la stagione della strategia della tensione fosse definitivamente archiviata, ma – per chi ne reggeva i fili – non era affatto conclusa.
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Libro rigoroso sul piano dell'argomentazione riguardo le circostanze e gli attori, impeccabile nello stile e nella chiarezza. Il punto. tuttavia, è che al movente (su questo le pp. 153-156, e 232 in particolare) della strage (destabilizzare l'Italia per rafforzare il ruolo di poteri occulti che finanziano l'estrema destra esecutrice materiale? Si trattò di questo, dunque?) non viene dato uno spazio di analisi più ampio e maggiormente argomentato. Quel movente, per quanto plausibile, rimane vago, ancora da chiarire. E un'analisi più profonda di quel movente scanserebbe definitivamente i tentativi di riesumare piste mediorientali o altri sviamenti utili a neofascisti di varia natura.
Con una lettura attenta e paziente, nella prima parte si riepiloga la lunga vicenda processuale della strage di Bologna, ma è la seconda parte che sorprende e crea uno sdegno infinito: la riconciliazione e il "perdono", elementi cardini della cosiddetta giustizia riparativa, strumentalizzati e traditi dalla coppia Fioravanti-Mambro. Domanda per me ancora senza risposta: può il "perdono" costituire uno sconto di pena? E perchè i familiari delle vittime sono così certi di offrire il "perdono" nel nome dei lori cari ammazzati in una strage?
Spiace non poter dare 5 stelle a Paolo Morando, autore sempre molto preciso nelle ricerche e chiaro nell'esposizione, ma questo suo "La strage di Bologna" non convince del tutto, pur restando un libro consigliabilissimo. Le due parti in cui è diviso, innanzi tutto, sono molto disomogenee: la prima tratta delle novità emerse dagli ultimi processi, che vanno a rafforzare il quadro criminale già delineato nelle precedenti sentenze; la seconda di una corrispondenza tra due familiari delle vittime e la coppia Mambro-Fioravanti, strumentalizzata da questi ultimi. Oltre a ciò, sarebbe stato opportuno, a mio avviso, premettere una sorta di riassunto della vicenda, prima di illustrare le novità, altrimenti il rischio è che chi non abbia già un'infarinatura sui fatti rimanga disorientato. Come detto, però, queste lievi mende non inficiano il giudizio complessivamente positivo sul libro.
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