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Stragi nell'albenganese del 1944 e 1945
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2016
1 gennaio 2016
9788889724125

Voce della critica

La scoperta, subito dopo la Liberazione, di sette fosse comuni nei pressi della foce del fiume Centa, contenenti cinquantanove cadaveri martoriati, rappresentò per la popolazione di Albenga il doloroso epilogo di una lunga serie di violenze commesse dai nazisti e dai fascisti durante l'occupazione: arresti arbitrari e torture, fucilazioni, saccheggi e stragi di civili, come quella dei ventinove abitanti di Testico, prelevati in chiesa durante la messa e trucidati a raffiche di mitra e colpi di baionetta. I responsabili di questi orrori, militari tedeschi e collaborazionisti italiani, sono sfuggiti per lungo tempo alla giustizia. Tra di essi il capitano Gerhard Dosse, rimasto impunito per oltre cinquant'anni, sino alla riapertura del caso da parte della Procura militare di Torino nel 2003 e alla condanna all'ergastolo nel 2006. Pierpaolo Rivello, ex procuratore capo presso la Procura militare di Torino, impegnato negli anni novanta-duemila nelle indagini e nei processi contro i criminali nazisti celebrati a Torino, dopo i volumi sui fatti della Benedicta e del Turchino (Quale giustizia per le vittime dei crimini nazisti? L'eccidio della Benedicta e la strage del Turchino tra storia e diritto, Giappichelli, 2002 e Il processo Engel, Le Mani, 2005), propone una rigorosa ricostruzione storica dei terribili mesi dell'occupazione di Albenga e dintorni, partendo dalle carte del processo Dosse senza indulgere in tecnicismi, e offrendo al lettore una riflessione più generale sul significato da attribuire alla giustizia tardiva degli ultimi anni. Nessun "accanimento" verso i carnefici del passato nelle parole dell'ex pubblico accusatore, bensì la consapevolezza del valore morale, oltre che legale, della verità scritta nelle sentenze e della dignità restituita alle vittime attraverso un giusto processo. Maria Di Massa

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