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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2015
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Una storia vera più "dickiana" di così non avrebbe mai potuto essere costruita. E dobbiamo ringraziare David Duffy di aver intrapreso questa inchiesta che conduce il lettore, sia nei meandri della mente di Dick e delle sue complicate e tormentate vicende di vita, ma anche nel mondo della robotica, fornendoci una carrellata sui sui più importanti eventi e su quello che, ai tempi della vicenda narrata, "was going on". Se pensiamo ad alcune delle personali ossessioni di Dick e alle tematiche della maggior parte dei suoi romanzi, come agli interrogativi in cui sono invischiati i suoi protagonisti, se sono degli esseri veri o semplicemente dei simulacri, oppure alla fantasia che qualcuno possa essere svuotato dei suoi ricordi per avere la mente riprogrammata con quelli di un'altra vita completamente diversa, oppure ancora al dubbio continuamente altalenante tra la verosimiglianza della Realtà (una realtà assodata e oggettiva) e la sua possibile simulazione (orchestrata da un grande burattinaio per trarre in inganno gli uomini, ecco che l'idea di costruire un androide con il volto e il corpo di Philip K. Dick e dotarlo di una mente computazionale caricata con tutte le interviste da lui rilasciate e con tutti i suoi romanzi, in modo tale che il computer che governava l'androide parlante potesse selezionare qualsiasi risposta pertinente e "dickiana" da una vastissima gamma di pensieri e di riferimenti, assume delle connotazioni davvero molto particolari. Straordinario, se si considera, anche che l'androide Dick avendo a disposizione una banca dati che poteva andava in overload, a volte esitava o andava in stand by, divenendo stralunato, oppure viceversa forniva delle "risposte di traverso", anche queste molto dickiane. La vicenda narrata da Duffy assume una colorazione ancora più dickiana con la sua conclusione: la testa dell'androide (e che ne era l'elemento fondamentale ai fini dell'interazione) andò smarrita durante un viaggio in aereo e non più ritrovata.
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