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Christopher è un quindicenne colpito dal morbo di Asperger, una forma di autismo. Ha una mente straordinariamente allenata alla matematica ma assolutamente non avvezza ai rapporti umani: odia il giallo, il marrone e l'essere sfiorato. Ama gli schemi, gli elenchi e la deduzione logica. Non è mai andato più in là del negozio dietro l'angolo, ma quando scopre il cane della vicina trafitto da un forcone capisce di trovarsi di fronte a uno di quei misteri che il suo eroe, Sherlock Holmes, era così bravo a risolvere. Inizia così a indagare...
l'idea di base poteva essere davvero molto interessante. avevo già letto un libro del genere, che non mi era affatto dispiaciuto (il mistero del london eye, nel caso potesse interessare a qualcuno) , perciò le mie aspettative erano abbastanza alte. Mi dispiace dire che non sono stato affatto ripagato. devo specificare che l'ho letto in lingua originale, perciò non ho trovato la bestemmia di cui si è tanto discusso, ma solo un "bloody hell" abbastanza classico nel parlato inglese ( che non è poi così elegante). ciononostante, ho trovato il libro decisamente poco scorrevole, e avevo letto tranquillamente The Shining in lingua originale, perciò non era per la familiarità con il linguaggio. non parliamo di un mistero che non c'è, e che quasi non c'è mai stato, ma dei drammi interiori e delle fatiche di un ragazzino con la spettro dell'autismo e dei suoi genitori. per quanto potesse sembrare bella la parte in cui vengono evidenziate le parti "difficili" dell'autismo, sono a volte esagerate, con momenti in cui si sfocia nella misantropia ( ho conosciuto persone autistiche, e quanto avevano attacchi di ansia non desideravano di accoltellarti, e soprattutto, non sognavano che la popolazione morisse di un virus). detto ciò apprezzo i parerei contrastanti, se argomentati con un minimo di senso. dire che non lo consiglio è un eufemismo. Mr. Vertigo, 17 anni.
A mezzanotte e 7 minuti Wellington, il cane della signora Shears è ucciso trafitto da un forcone. Lo scopre Christopher (Chris) John Francis Bone, ragazzo di 15 anni, che decide di indagare e scoprire il colpevole. Non è un giallo, in realtà, poiché il colpevole confessa già agli inizi del racconto. Inoltre Chris è affetto da sindrome di Asperger, che difficilmente gli potrebbe permettere di portare a termine l’indagine, dati i gravi problemi esistenziali che deve affrontare giornalmente. E’ piuttosto un’indagine di Haddon su questa sindrome, con due scopi principali. (1) Cercare di decodificare i complessi schemi mentali che deve affrontare che è colpito da questa sindrome, le angosce esistenziali, le paure di ogni situazione incognita, come salvarsi dal folle terrore di ambienti e situazioni incognite. Si scopre che l’unico modo che Chris ha di uscire da questo dedalo in cui la sua mente si trova spersa è di affrontare complessi problemi matematici, che riescono di colpo a calmarlo e farlo tornane alla realtà quotidiana. Infatti Chris è un genio della matematica (supererà brillantemente l’esame di stato ed avrà accesso all’università). (2) Fornire assistenza logica e comportamentale a quanti (genitori, parenti, amici, insegnanti, la popolazione in generale) si trovano a contatto con questo personaggio dal comportano imprevedibile. In questo Haddon riesce piuttosto bene e questo romanzo svolge il compito in maniera brillante. Va detto però che questo racconto è più indirizzato a personale medico e di assistenza sociale e psicologia più che al pubblico generico. Il testo a tratti alterni attrae e repelle il lettore che non abbia dimestichezza di questo problema medico e non ne sia particolarmente attratto. Da parte mia, giunto (faticosamente) alla fine di questo racconto, ho intonato l’antifona: “Asperges me, Domine, hyssopo et mundabor” … vuoi da questa sindrome vuoi anche dall’Aspergillus niger.
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