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Dai vincitori del Premio Nobel per l'economia 2024 Daron Acemoglu e James A. Robinson.
Dopo Perché le nazioni falliscono, Acemoglu e Robinson aggiungono un nuovo tassello fondamentale al loro grande mosaico che ritrae la storia delle società umane.
«Una grande impresa che produce uno sguardo nuovo sulla storia comparata del mondo con un libro importante» - Giancarlo Bosetti, Robinson
«Chi si allontana dal gruppo è preda del falco» recita un proverbio del popolo ashanti: il mondo è crudele e i forti hanno sempre oppresso i deboli con la violenza. In assenza di un'autorità centrale l'unica protezione è rifugiarsi in una gabbia – spesso opprimente – di norme, tradizioni e alleanze tra clan. Viceversa, uno Stato forte può proteggere gli individui, ma rischia di mutarsi in un mostro, in una dittatura oppressiva. Per gran parte della storia umana, in ogni luogo e tempo, la libertà non è stata qualcosa di scontato e naturale, ma una conquista sofferta ottenuta solo imboccando una vera e propria strettoia. Questo corridoio virtuoso esiste quando i poteri dello Stato e della società sono in equilibrio: quando le istituzioni sono forti, in grado di fornire servizi e far rispettare le leggi; e quando, al tempo stesso, i cittadini hanno la capacità di tenere sotto controllo e chiamare in causa le autorità. La strettoia analizza il modo in cui le nazioni sono riuscite a bilanciare queste due forze in equilibrio precario. Ripercorre la via attraverso cui alcune sono entrate nel corridoio della libertà e altre ne sono rimaste fuori o ne sono dolorosamente uscite. Esplora la storia della democrazia in Grecia, della nascita degli Stati Uniti e di quella delle nazioni create da Maometto e Shaka a partire da terre e popoli divisi. Traccia le origini di un'Europa dai molteplici centri di potere e di una Cina dominata da un'autorità centrale, con i loro percorsi drammaticamente diversi. Indaga le radici del fallimento di molte rivoluzioni nel Medio Oriente e delle speranze per il futuro dell'Africa. Dopo il best seller Perché le nazioni falliscono, Acemoglu e Robinson aggiungono un nuovo tassello fondamentale al loro grande mosaico che ritrae la storia delle società umane. E ci ricordano, oggi più che mai, che la libertà non è dovuta, ma è una vittoria che dipende da un fragile equilibrio di forze, in bilico tra il caos e l'oppressione.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Per citare una nota canzone di Giorgio Gaber La libertà è partecipazione! L’autore e premio nobel in questa sua opera arricchisce tale principio fornendogli un ampio apporto di motivazioni anche di carattere storico, accompagnandolo dalla conclusione che la società in cui si raggiunge la massima libertà è quella in cui Stato apparato e società civile sono in perfetto equilibrio. Lo Stato è forte e efficiente, capace di fornire sicurezza e servizi ai propri cittadini che, invece, lo tengono sempre attivamente sotto controllo. L’opera affronta tali argomenti in una prospettiva ampia portando esempi del passato e tratti da altre società e culture. Si parla, infatti, della Russia e della Cina, dell’India e della Colombia (meravigliosi gli espedienti narrati del Sindaco di Bogotà per coinvolgere i suoi concittadini e farli divenire cittadini attivi e partecipi) oltre che di Europa e Stati Uniti. Lo stile e sempre agile, diretto, privo di sotterfugi o metafore astruse tal ché le conclusioni appaiono al lettore ovvie e naturali per lo spirito franco con cui sono esposte. Non sono, ovviamente in grado di valutare la validità di quanto esposto, ma il libro meriterebbe di essere letto solo per il modo con cui l’autore affronta e restituisce argomenti complessi rendendoli non solo comprensibili, ma perfino affascinati anche per la persona comune. Lo suggerirei come libro di lettura per i nostri studenti (ma anche per qualche politico).
Recensioni
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