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scheda di Cancian, P., L'Indice 1992, n.10
Da un convegno del 1989 è nato un volume di buona leggibilità sugli statuti notarili bolognesi del Duecento: fonte preziosa per illuminare un'attività professionale che seppe rielaborare il diritto privato in modo autonomo e originale e che, inoltre, produsse formule e strutture del documento notarile destinate a diffondersi in Italia e in Europa.
L'autorità e il prestigio condussero i notai al ruolo di ceto politico egemone del comune di Bologna per tutta la seconda metà del XIII secolo, negli anni di espansione dell'Università. Il volume ha due sezioni. Nella prima parte Giorgio Costamagna, Gianfranco Orlandelli, Giampaolo Ropa, Giorgio Tamba e Giuseppe Rabotti analizzano il ritorno del diritto romano, la presenza di una scuola, la lingua e i modi espressivi, il coinvolgimento dei notai in molteplici attività della vita cittadina. Il raffronto con l'evoluzione del notariato di Ravenna è particolarmente interessante, perché la città costiera era sede di una prestigiosa cancelleria vescovile. Emanuela Fiori e Augusto Vasina si discostano in parte dalla tematica generale, presentando l'una il restauro della cappella dei notai in San Petronio, l'altro la raccolta dei saggi relativi al notariato bolognese del famoso Giorgio Cencetti. La seconda parte del volume contiene le trascrizione integrale di un registro di commissioni notarili assegnate tra il 1235 e il 1289. Tra le professioni del medioevo quella notarile risulta particolarmente utile da indagare, sia per l'intrinseca importanza, sia perché con le sue pratiche costruì la "memoria" della società europea.
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