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Dettagli

CD Audio
1
1 luglio 2016
0190295961718

Voce della critica

Perché mai uno nel 2016 dovrebbe perdere del tempo ad ascoltare ancora una di quelle band che, volenti o nolenti, provengono dall’ambiente indie di una decina di anni fa? La risposta non è semplice, ma forse va ricercata nelle piccole sfumature che rendono diversi i Metronomy dal resto delle altre band “indie”, oggi perlopiù estinte o ridotte a fantasmi di loro stesse. Con le sue camicette inamidate e un disco-funk piacevolmente snob, la band capriccio di Joseph Mount non si è mai mischiata con la marmaglia rockettara, rimanendo in disparte nel suo mondo di costosi synth vintage. Come un piccolo roditore che si guarda bene dall’uscire allo scoperto – non c’è mai stato un vero salto nel mainstream e a questo punto ho i miei dubbi che possa mai succedere –, i Metronomy sono sopravvissuti al grande cataclisma dell’indie di qualche anno fa. Per dire, se oggi gli Strokes tirano fuori una classica traccia à la Strokes, è normale che vengano le vertigini perché non abbiamo più l’età per certe cose, Julian Casablancas in primis. A una cassettina in quattro quarti che guida un basso slappato e una vocina in falsetto, però, abbiamo ancora parecchio da dedicare. Prima o poi nella vita, i concerti col pogo finiscono per stancarti, ma di festicciole in casa dove suonare a tutto volume le Old Skool o My House di questo ultimo Summer 08, ne verranno ancora molte. Ed è proprio lì che i Metronomy devono stare: fra un prosecco rovesciato sul tappeto buono e due imbucati che limonano sul divano. Voto 3/5

Recensione di Claudio Biazzetti

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Perché mai uno nel 2016 dovrebbe perdere del tempo ad ascoltare ancora una di quelle band che, volenti o nolenti, provengono dall’ambiente indie di una decina di anni fa? La risposta non è semplice, ma forse va ricercata nelle piccole sfumature che rendono diversi i Metronomy dal resto delle altre band “indie”, oggi perlopiù estinte o ridotte a fantasmi di loro stesse. Con le sue camicette inamidate e un disco-funk piacevolmente snob, la band capriccio di Joseph Mount non si è mai mischiata con la marmaglia rockettara, rimanendo in disparte nel suo mondo di costosi synth vintage. Come un piccolo roditore che si guarda bene dall’uscire allo scoperto – non c’è mai stato un vero salto nel mainstream e a questo punto ho i miei dubbi che possa mai succedere –, i Metronomy sono sopravvissuti al grande cataclisma dell’indie di qualche anno fa. Per dire, se oggi gli Strokes tirano fuori una classica traccia à la Strokes, è normale che vengano le vertigini perché non abbiamo più l’età per certe cose, Julian Casablancas in primis. A una cassettina in quattro quarti che guida un basso slappato e una vocina in falsetto, però, abbiamo ancora parecchio da dedicare. Prima o poi nella vita, i concerti col pogo finiscono per stancarti, ma di festicciole in casa dove suonare a tutto volume le Old Skool o My House di questo ultimo Summer 08, ne verranno ancora molte. Ed è proprio lì che i Metronomy devono stare: fra un prosecco rovesciato sul tappeto buono e due imbucati che limonano sul divano. Voto 3/5

Recensione di Claudio Biazzetti

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Brani

Disco 1

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1 Back Together
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2 Miami Logic
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3 Old Skool
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4 16 Beat
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5 Hang Me Out To Dry (With Robyn)
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6 Mick Slow
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7 My House
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8 Night Owl
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9 Love's Not An Obstacle
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10 Summer Jam
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