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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
Un romanzo sui motivi profondi che hanno portato il Regno Unito a uscire dalla Unione Europea sull’onda del grido lanciato dalle comunità dimenticate dell’Inghilterra del Nord.
«Storie e personaggi immaginati in modo vivido, disegnati con i tratti essenziali di un ritrattista esperto» - The Guardian
«C'è un romanzo sociale inglese che si è distinto fra tutti, Il taglio di Anthony Cartwright [...] c'è una livida bellezza, un senso cristallino di tragedia che non si fa mai omelia» - Claudia Durastanti, La Repubblica
«I critici inglesi hanno paragonato Il taglio ai grandi romanzi sociali dell' Ottocento, sul modello di Tempi difficili di Dickens: perché se la nostra epoca richiede ai romanzieri di essere affrontata con urgenza, Cartwright è stato all'altezza della sfida» - Luigi Ippolito, La Lettura
A pochi giorni dal referendum sulla Brexit, Cairo Jukes, operaio ed ex pugile dilettante, e Grace Trevithick, giovane film-maker di Londra, si conoscono e si innamorano a Dudley, nel Black Country, dove la donna si è trasferita per catturare in un documentario l’umore dell’elettorato. L’attesa dell’esito del voto si trasforma così nel viaggio in una terra di mezzo dove permangono solo le tracce di un passato che non esiste più, sostituito da un senso di tradimento e abbandono che prelude a «una vendetta su scala enorme, ma futile». Un libro potente che racconta le vere ragioni del voltafaccia di una nazione contro l’Europa, e prima ancora contro i fantasmi di un governo che ha annientato le speranze di intere generazioni di inglesi del Nord. Anthony Cartwright è la coscienza critica della working class inglese.
Un romanzo sociale e una storia d’amore. E poi la Brexit, il voltafaccia di uno Stato all’Europa, visto dal Black County, dalla zona più industrializzata dell’Inghilterra, dove una regista di documentari, Grace Trevithick, e un operaio che recupera rame nelle industrie dismesse, smaltisce rottami ed è un ex pugile, Cairo Jukes, riscoprono assieme un sentimento che li unisce in un tempo e in uno spazio complessi, in mezzo alle tempeste della storia, nelle terre della working class che bada al sodo e non crede più nell’Europa. C’è un personaggio che dice: «pensate che il voto sia legato solo all’immigrazione e che siamo tutti razzisti. Vi assicuro che è molto più complesso di così…». E in questa complessità – da non liquidare, da non associare automaticamente a forme ataviche di ignoranza, da abbinare a più profonde ragioni sociali e politiche – scava il breve ma potente romanzo Il taglio (153 pagine, 15 euro) di Anthony Cartwright, pubblicato dalla casa editrice 66thand2nd, tradotto da Riccardo Duranti, e ambientato a Dudley, la cittadina mineraria in cui è nato l’autore.
Il romanzo – sul taglio fra le generazioni e fra le zone del Paese – è stato ispirato dalla casa editrice che l’ha pubblicato in patria. Ma non sarà stato difficile per Cartwright indossare le lenti del più crudo realismo, tornare alle lande d’origine, al grigio e alla pioggia, a spaccati fisici e lontani immensamente distanti da quelli delle elite della capitale. Grace arriva a Dudley alla vigilia sulla Brexit, per documentarne atmosfera e anima della gente che vive lì, gente i cui sogni muoiono in fretta, gente come Cairo, quarantenne che ha una figlia ragazza madre, due genitori anziani e debiti e, ancora disillusioni. E poi questa inattesa relazione con una donna sofisticata, apparentemente distante, che gli regala serenità e seguirà una parabola inevitabile.
Cartwright è uno scrittore politico, nel senso più nobile del termine: sviscera le ragioni politiche di una svolta storica – sebbene ancora formalmente incompiuta – calandosi nel contesto economico e di identità di una nazione. Ciononostante per interpretare la Brexit e certe sue divisioni impossibili da superare si affida a uno sguardo preciso, quello che attraversa la lente di una storia d’amore, fra due personaggi che non potrebbero essere più inadatti l’uno all’altro e più distanti come idee a proposito del bivio Leave-Remain, contrapposti come Montecchi e Capuleti. Un romanzo asciutto, Il taglio, che va ben oltre la superficie, che col suo montaggio (un capitolo ambientato prima del referendum, un capitolo dopo, a risultato già acquisito, e così via) tiene sempre vivo l’interesse e fa diventare più consapevole l’osservatore ignaro di certe dinamiche, raccontate senza grossolanità e senza semplificazioni.
Recensione di Arturo Bollino
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